Rivista di Diritto SportivoISSN 0048-8372 / EISSN 2784-9856
G. Giappichelli Editore

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Il monitoraggio del fenomeno valanghivo: dati statistici e aspetti tecnici. Gli incidenti da valanga in Italia* (di Mauro Valt, Meteo-nivologo del Centro Valanghe di Arabba.)


Avalanche accidents documentation is of fundamental importance to understand the dynamics, taking place on the snow, of risk activities in order to implement the best prevention strategies. Each year a hundred people die in the Alps caught by avalanches and about 20% of them on the Italian side of the Alps. In Italy, although mortality statistical data are available from 1967 to 2018, it is only since 1984 that data are collected systematically. AINEVA’s database (1984-2018) stores about 1600 known avalanche accidents, including even some significant events on the Apennines, with 3375 people caught and more than 726 dead. Deaths number varies each season depending on snow cover’s type and quality. Ski mountaineering is still the recreational activity with the highest number of accidents, followed by off-piste skiing. Since 1984, the Alps snow conditions have changed considerably as well as the hiker’s behaviour. In recent years, accidents happen already at winter beginning, while in the 80s they occurred mainly during spring time. The most dangerous slopes on the Italian Alps are the northern aspect with also the eastern quadrants, where the avalanches occur with less thick snow cover. During the 90s accidents of snowboarders increased, while during the 2000s such trend was replaced by hikers with snowshoes. Lately, snowmobile and eliski categories increased significantly as well as accidents involving foreigners. For the most recent period the data set also stores the duration of self-rescue operations and the timing of organized rescue. Experiments carried out over the last 5 years on avalanche transceivers practice fields show the decrease in search times of avalanche victims with the latest-generation devices.

SOMMARIO:

1. Premessa - 2. I dati - 3. Gli incidenti da valanga in Italia - 4. Categorie interessate - 5. Alcune caratteristiche degli incidenti da valanga - 6. Incidenti da valanga e cambiamenti climatici - 7. Ritrovamento dei sepolti in valanga - 8. Incidenti e grado di pericolo valanghe - 9. Incidenti da valanga tra i professionisti - 10. Conclusioni


1. Premessa

Lungo l’arco alpino muoiono, a causa di valanghe, un centinaio di persone durante la stagione invernale; il numero varia in funzione dell’innevamento di ogni versante (italiano, austriaco, ecc.) e della stratificazione del manto nevoso. La stagione invernale con il più elevato numero di morti è stata ‒ dal 1985 ad oggi ‒ la stagione 2009-2010, con ben 158 decessi. Il problema degli incidenti da valanghe riguarda non solo le nazioni tipicamente alpine come l’Austria (che registra il 26% dei morti dell’arco alpino), ma anche l’Italia con, circa, 1 vittima su 5 del totale, per stagione invernale. Nel nostro Paese, nel periodo novembre 1984 ‒ maggio 2018, sono stati censiti 1582 incidenti da valanga che hanno determinato la morte di 726 persone, ovvero 46 morti ogni 100 incidenti noti. Negli ultimi 10 anni (2009-2018) questo tasso di mortalità è diminuito al 38%, ma rimane pur sempre un indice elevato, specie se rapportato a quello relativo all’incidente automobilistico che è dell’1,85% [1]. Alcuni precedenti contributi avevano evidenziato un tasso di mortalità addirittura maggiore, pari al 60% (ed al 70% per la Francia) [2]; la riscontrata diminuzione è dovuta ad un aumento del censimento degli incidenti senza morti e, molto probabilmente, anche al miglioramento delle pratiche di autosoccorso. Lo studio degli incidenti costituisce la base per comprenderne le dinamiche e per individuare le strategie di prevenzione in un campo che varia molto (si pensi alle zone antropizzate soggette a controllo preventivo e alle discipline sportive e ricreative individuali del tempo libero). In Italia, la banca dati più completa è gestita dall’AINEVA (Associazione Interregionale Neve e Valanghe) che annovera fra le sue attività operative la raccolta di tutte le informazioni relative agli incidenti da valanghe, per individuare, dall’analisi degli eventi, le linee comportamentali e le azioni utili per la riduzione del rischio [3].


2. I dati

In Italia i dati sugli incidenti da valanga sono raccolti da diverse organizzazioni preposte alla prevenzione ed al soccorso in montagna: gli Uffici Valanghe afferenti all’AINEVA, il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), l’Alpenverein Südtirol (AVS), il Servizio Valanghe Italiano (SVI/CAI) ed il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF). Gli eventi catalogati sono limitati agli incidenti noti che hanno interessato persone e, in taluni casi, hanno richiesto l’intervento delle squadre di soccorso. Non vengono presi in considerazione gli incidenti di cui non si hanno notizie documentate e gli eventi che hanno provocato solo danni materiali [4]. Nel presente lavoro e principalmente negli elaborati grafici, quando si fa riferimento ad eventi relativi ad un anno, o ad una stagione, è da intendersi l’anno idrologico (dal 1 ottobre al 30 settembre dell’anno solare successivo).


3. Gli incidenti da valanga in Italia

Dal 1967 al 2018 sono decedute in Italia, a causa di valanghe, 1044 persone, con una media di 21° stagione. In Svizzera, nel periodo 1984-2017, le vittime sono state 24 per stagione invernale; 30 in Francia e 25 in Austria [5]. Nel periodo 1984-2018, in Italia sono state travolte da valanghe 3375 persone in 1582 incidenti. 726 sono decedute (il 21%), mentre 2649 sono sopravvissute (il 79%). Percentuali simili, sono state osservate anche in Svizzera dove, nel periodo 1980-1999, sono state travolte 2301 persone, delle quali 523 decedute (il 23%) [6]; analogamente in Francia dove, nel periodo 1989-2001, sono state travolte 1171 persone delle quali 372 sono decedute (il 32%) [7]. Nel 76% degli incidenti c’è stato un solo morto, mentre nel 31% le persone decedute sono state 2 o 3. Nel rimanente 5% dei casi sono avvenuti incidenti particolarmente gravi, fra i quali ‒ dal 1985 al 2018 ‒ si contano le seguenti vittime: – 18 gennaio 2017, Farindola, Rigopiano (PE): 29 vittime in abitazione; – 17 febbraio 1991, Vallone di Pra Moullin Pavillon, Courmayeur (AO): 12 sciatori; – 9 dicembre 1990, Gola della Chiusetta – Marguareis (CN): 9 speleologi; – 2 agosto 1993, Grandes Jorrasses, Courmayeur (AO): 8 alpinisti; – 17 settembre 1985, Lyskamm (AO): 7 aspiranti guida alpina e 1 guida; – 30 aprile 2008, Punta Basei, Valle Orco: 5 scialpinisti con guida alpina francese; – e, complessivamente, 14 incidenti con 4 vittime cadauno.


4. Categorie interessate

Secondo le classificazioni adottate dalla CISA-IKAR, gli incidenti da valanga riguardano due principali categorie di attività: – «attività ricreative», che comprendono lo sci alpinismo (escursionismo con le pelli di foca e/o racchette da neve); lo sci fuori pista (sciatori /snowboarders); lo sci in pista e l’alpinismo (anche su cascate di ghiaccio); – «attività non ricreative», che comprendono gli incidenti avvenuti su vie di comunicazione che hanno coinvolto case o centri abitati. Le ultime vittime per valanghe lungo vie di comunicazione sulle Alpi italiane sono state registrate nel lontano 1986, anche se travolgimenti con persone ferite sono stati segnalati tutti gli anni, soprattutto nell’inverno 2009. Si può, dunque, ritenere che sussista una buona correlazione fra stagioni invernali nevose e incidenti da valanga lungo le vie di comunicazione. Lo sci alpinismo è l’attività ricreativa che importa il maggior numero di vittime con una media di 10 all’anno; con una percentuale che può raggiungere il 50%, come in Svizzera; mentre in Francia è del 45% (12 morti) e in Austria del 55% (14 morti). Negli ultimi 10 anni (2009-2018) la percentuale di morti fra gli sci alpinisti è rimasta stazionaria (50%) rispetto alla media sul lungo periodo; mentre è diminuita la percentuale fra gli alpinisti, dal 16% al 10%, ed è aumentata quella fra gli sciatori fuori pista (dal 20% al 25%) [8]. In Francia lo sci fuori pista è responsabile del 45% delle vittime, in Svizzera e in Austria del 25%. Una categoria sempre più a rischio in Italia è anche quella degli escursionisti con racchette da neve (con 21 morti in 24 incidenti noti dal 2009). Per quanto riguarda l’escursionismo con motoslitte, che è in forte espansione nel Nord America, in Italia sono noti 11 incidenti con un totale di 10 vittime, l’ultima delle quali nella stagione invernale 2018. Il rapporto fra morti in valanga e numero di incidenti per singola categoria di escursionisti vede un tasso di mortalità di oltre l’80% fra gli alpinisti, gli escursionisti con racchette da neve e con motoslitta; del 44% fra gli sci alpinisti e del 33% degli sciatori fuori pista. Nelle aree soggette a controllo, il tasso di mortalità è del 39% per gli sciatori travolti su piste aperte. Il numero di incidenti [continua ..]


5. Alcune caratteristiche degli incidenti da valanga

Lo studio delle caratteristiche morfologiche dei distacchi delle valanghe naturali e/o provocate può fornire delle indicazioni sulle tipologie regionali delle valanghe, che sono molto importanti anche al fine della prevenzione. Ad esempio, per quanto riguarda i distacchi spontanei di valanghe, Marcel de Quervain e Roland Meister descrivono che nell’area di Davos, in Svizzera, il 65% delle valanghe avvengono nei settori Nord ed Est con una pendenza media della zona di distacco di 37,7° ed un’altezza media della corona di distacco di 80 cm [10]. In Italia, in relazione a tutti gli incidenti da valanga, il valore medio dell’inclina­zione della zona di distacco è di 37,7° (38,5° le valanghe con vittime); indice vicino al valore medio di 39° elaborato sulla base di 1411 incidenti rilevati fra Canada e Svizzera [11]. I valori medi calcolati per le diverse categorie non evidenziano nette diversificazioni e permangono fra i 37-38° di inclinazione nelle zone dei distacchi [12]. Sempre in Svizzera, su un campione di 634 distacchi provocati da sciatori nel periodo 1988-1997, è stata riscontrata una prevalenza dei distacchi sui versanti Nord Est [13]. Per quanto riguarda, invece, l’Italia i distacchi di valanghe provocati sono avvenuti principalmente sui versanti esposti da Nord Ovest a Nord Est (con uno spessore medio di 56 cm) e nel settore Sud Est, dove gli spessori della corona di distacco riscontrati sono stati inferiori rispetto alle altre esposizioni [14]. Il maggior numero di incidenti si verifica durante il fine settimana (56%), mentre la restante percentuale si distribuisce equamente fra gli altri giorni, con l’eccezione del lunedì ‒ che presenta un numero lievemente superiore (12%) ‒. La stessa distribuzione è stata rilevata anche in Svizzera. Mentre nel Land di Salisburgo (Austria) i giorni di mercoledì e venerdì spiccano sulle altre tre giornate lavorative, con un crescendo verso la domenica. Nell’ultimo decennio vi è, inoltre, una maggiore incidenza degli incidenti da valanga nei mesi di dicembre e gennaio, rispetto al periodo febbraio-marzo del decennio 1985-1994.


6. Incidenti da valanga e cambiamenti climatici

Per quanto riguarda il nesso fra cambiamenti climatici e attività valanghiva spontanea, alcuni studi effettuati sui dati disponibili hanno evidenziato una sostanziale stabilità dell’attività valanghiva [15]; mentre altri studi modellistici hanno ipotizzato poche variazioni quantitative, ma con un incremento della proporzione relativa alle valanghe di neve bagnata [16]. In merito all’arco alpino italiano, recenti lavori evidenziano un aumento dell’atti­vità valanghiva in primavera, ma non una correlazione con gli incidenti da valanga [17]. Sussiste, invece, una buona relazione fra inverni poco nevosi e molte vittime da valanga; questo rapporto evidenzia che non è la «quantità» di neve presente al suolo a determinare la maggiore pericolosità di un inverno, ma la stratificazione della neve che, quando ha uno spessore ridotto, spesso presenta una sequenza di strati instabili [18].


7. Ritrovamento dei sepolti in valanga

Nel momento in cui avviene un incidente da valanga, le statistiche evidenziano che la maggior parte delle persone presenti non vengono direttamente coinvolte e, quindi, possono prestare soccorso; fra tutti i travolti da valanga solo il 26% rimane completamente sepolto, mentre gli altri rimangono semisepolti o in superficie. In via generale, si può, pertanto, affermare che ‒ eccetto il caso di incidenti in cui è coinvolta una sola persona (53%) ‒, sono molte le persone che possono potenzialmente attivare le procedure di autosoccorso con ARTVA (Apparecchio Ricerca dei Travolti in Valanga), Pala e Sonda. Negli ultimi 10 anni si è riscontato che il miglior sistema di individuazione dei sepolti si realizza mediante l’utilizzo dell’ARTVA (con un ritrovamento del 36% dei completamente sepolti ‒ estratti in vita o deceduti); seguito dal sondaggio (con un ritrovamento del 25% ‒ 39 persone ancora in vita e 65 decedute) e dalla ricerca con unità cinofile (con un ritrovamento del 9%). Campionando gli incidenti noti del periodo 2005-2012 è stato accertato che il tempo medio di ritrovamento dei sepolti da parte dei compagni (autosoccorso con ARTVA) è di 16 minuti, con un lasso di tempo di 10 minuti per il ritrovamento di persone ancora in vita; mentre i tempi di intervento del soccorso organizzato è generalmente di 62 minuti, con una media di 25 minuti per il ritrovamento di soggetti vivi. Questi valori sottolineano l’importanza del tempestivo intervento del soccorso organizzato, che in tempi relativamente brevi (25 minuti) ha estratto ancora molte persone in vita; ma soprattutto dell’autosoccorso: si può, pertanto, affermare che la ricerca con ARTVA-Pala-Sonda costituisce, ancora oggi, la miglior strategia di soccorso dei travolti in valanga. Oltre a disporre della attrezzatura idonea è, però, necessario un costante, mirato, e­sercizio per essere pronti (per non dire performanti) nel momento del bisogno e l’al­lenamento effettuato nei campi ARTVA è di fondamentale importanza. Una analisi condotta su oltre 400 allievi maestri di sci durante l’apprendimento delle tecniche di ricerca con ARTVA ha evidenziato che il tempo medio di ricerca di un ARTVA sepolto in un campo accidentato in quota, delle dimensioni di 200 x 100 m, al primo tentativo è di 3’25”; tempo che si abbassa a 2’55” al secondo [continua ..]


8. Incidenti e grado di pericolo valanghe

Sull’arco alpino italiano, il maggior numero di incidenti da valanga avviene con grado di pericolo 3-marcato della scala europea del pericolo di valanghe a 5 gradi [19]. Analizzando le diverse categorie di frequentatori della montagna, si osserva che, fra gli sci alpinisti, un elevato numero di incidenti da valanga avviene anche con grado di pericolo 2-moderato e, in porzione molto minore, con il grado di pericolo 4-forte. Invece, fra gli sciatori fuori pista, il numero di incidenti con grado di pericolo 4-forte, è quasi pari al numero con grado di pericolo 2-moderato. Anche gli incidenti sulle vie di comunicazione avvengono, oltre che con il grado 3-marcato, frequentemente con il grado 4-forte.


9. Incidenti da valanga tra i professionisti

Con il termine «professionisti della montagna» vengono indicate le persone che abitualmente frequentano i pendii innevati durante l’esercizio della loro professione: guide alpine, aspiranti guide, tecnici del soccorso, maestri di sci, tecnici del servizio neve e valanghe, addetti agli impianti di risalita, tecnici addetti allo sgombro della neve dalle strade pubbliche. Dal data base dell’AINEVA risulta che negli ultimi 10 anni (2009-2018), su 676 incidenti, 103 (con o senza morti) hanno riguardato professionisti della neve. Nel 65% dei 103 sinistri è stata coinvolta una Guida Alpina o Aspirante Guida (italiana o straniera); nel 10% maestri di sci; nell’11% lavoratori all’interno dei comprensori sciistici (casi di battitura pista, di sopralluoghi per chiusura o apertura, etc.) e percentuali minori hanno interessato gli istruttori del CAI, i tecnici neve degli uffici valanghe, gli addetti alla manutenzione, alla viabilità ed al soccorso di persone in valanga.


10. Conclusioni
Fascicolo 1 - 2018