Rivista di Diritto SportivoISSN 0048-8372 / EISSN 2784-9856
G. Giappichelli Editore

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Lo sport entra in Vaticano: i rapporti di Pierre de Coubertin con Pio X e Merry del Va (di Antonella Stelitan, Giornalista e scrittrice, membro della Società Italiana di Storia dello Sport e dell’Accademia Olimpica Nazionale Italiana)


Perché lo sport dovrebbe interessare il Vaticano? E da quando si manifesta un interesse specifico? Pio XII affermerà: “come poteva la Chiesa ignorarlo?”. Perché lo sport è un’attività essenzialmente umana, che come tutte le altre ha bisogno di essere adeguatamente indirizzata affinché possa valorizzare pienamente la persona, la sua crescita personale e morale, sociale, etica e spirituale.

Questo lavoro affronta quindi la questione relativa all’importanza che lo sport assume anche per l’ordinamento della Chiesa cattolica e il ruolo svolto in quest’opera di valorizzazione da Pierre de Coubertin, Pio X e Merry del Val.

Parole chiave: Vaticano, Pierre de Coubertin, Merry del Val, Pio X.

Sport into the Vatican: the relationship between Pierre de Coubertin, Pio X and Merry del Val

Why should sport be of interest to the Vatican? And since when does a specific interest manifest itself? Pius XII will affirm: “how could the Church ignore it?”. Because sport is an essentially human activity, which like all others needs to be properly addressed so that it is able to fully enhance the person, his personal and moral, social, ethical and spiritual growth.

This work therefore addresses the issue relating to the importance that sport assumes also for the ordering of the Catholic Church and the role played in this work of enhancement by Pierre de Coubertin, Pio X and Merry del Val.

Keywords: Vatican, Pierre de Coubertin, Merry del Val, Pio X.

SOMMARIO:

1. Premessa - 2. L’intuizione di Pio X - 3. Il ruolo di Merry del Val - 4. Le iniziative di Pio X - NOTE


1. Premessa

Perché mai lo sport dovrebbe interessare il Vaticano? E da quando si manifesta un interesse specifico? La risposta, usando le parole di Pio XII, è: “come potrebbe la Chiesa disinteressarsene?” [1]. Lo sport infatti è un’attività essenzialmente umana, che come tutte le altre ha bisogno di essere correttamente indirizzata affinché “sia in grado di valorizzare integralmente la persona, la sua crescita personale e morale, sociale, etica e spirituale”, come recita anche il recente documento sulla visione cristiana dello sport e della persona Dare il meglio di sé [2].

Ma anche lo sport ha bisogno di poggiare su un fondamento di valori che lo ispirino, lo sostengano, siano condivisibili, lo connotino differenziandolo da tutto ciò che lo stesso sistema sportivo non accetta: lo sfruttamento eccessivo del corpo fino ai casi di doping o di altre pratiche nocive alla salute, il mancato rispetto delle regole e del­l’avversario, il venir meno di un principio di solidarietà che si ritrova nell’idea di fare squadra, l’idea del “tutto e subito” che si discosta dallo spirito di sacrificio e dall’im­pegno necessari per raggiungere il traguardo, fino all’accettazione della sconfitta quando è qualcun altro a meritare la palma della vittoria.

I valori dello sport vengono visti dal Vaticano come alleati per un’educazione integrale della persona e il Vaticano vede, finalmente, nello sport un ambito verso il quale ri­volgere la propria attenzione e benevolenza, impegnandosi in una presenza pastorale continua in un momento storico-sociale particolare, che crea le premesse per un incontro.

Dalla fine dell’Ottocento lo sport diventa qualcosa di più che un semplice loisir o attività di addestramento militare. La sua diffusione aumenta man mano che i tempi lavorativi diminuiscono, lasciando spazio per altre attività. Si vanno così costituendo club e associazioni sportive; si redigono norme condivise che disciplinano gare e campionati; si creano eventi sportivi destinati a lasciare il segno nella storia dello sport e a cambiare il volto della società.

Ma è anche il periodo storico in cui la Chiesa, dopo l’enciclica Rerum Novarum, si guarda intorno con occhi diversi, comprende la necessità di essere presente anche in questi nuovi contesti portando la propria opera pastorale. Non è un caso se nascono in questo periodo gli oratori, un elemento importante nel nostro percorso.

In questo contesto generale, due uomini si ritrovano contemporaneamente ad essere l’uno a capo dello sport mondiale (con tutte le debite considerazioni sull’uso dell’ag­gettivo mondiale) e l’altro a capo della Chiesa di Roma. Sono Pierre de Coubertin, che nel 1894 creava il Comitato Olimpico Internazionale e ripristinava la celebrazione dei Giochi Olimpici, e Pio X, ovvero Giuseppe Sarto, uomo nato nelle campagne trevigiane, salito al soglio di Pietro nel 1903: l’unico pontefice ad essere stato parroco, prima che vescovo e cardinale; e questo probabilmente ebbe il suo peso nel recepire con nuova sensibilità le istanze che emergevano in quegli anni.

A partire dal 1905, i due uomini compiono i primi passi di quella è destinata a diventare una collaborazione fruttuosa e importante, testimoniata anche dagli oltre 600 messaggi e interventi, che da Pio X in poi i papi hanno rivolto al mondo sportivo [3].

Servirà del tempo, e il percorso non sarà sempre lineare. Avremo pontefici più o meno “sportivi”, ma da Pio X in poi nessuno di loro ha trascurato questo settore, smarcandolo via via dall’essere solo ed esclusivamente riferito all’ambito cattolico. Fino a quando toccherà a Paolo VI sottolineare pubblicamente che l’interlocutore per eccellenza del Vaticano quando si parla di sport è proprio quel Comitato Olimpico Internazionale che per primo aveva valicato le porte del Vaticano. Quando Paolo VI, il 28 aprile 1966, incontra i membri del CIO convenuti a Roma in occasione della loro 64^ sessione, si rivolge loro con queste parole: “Voi Ci permetterete di considerare la vostra presenza qui come un invito al dialogo con il mondo dello sport. Non ne siete, infatti, voi la massima autorità e la più qualificata? Quale interlocutore più valido potremmo desiderare se non il Comitato Olimpico Internazionale?” [4].


2. L’intuizione di Pio X

Non vi è dubbio – e le testimonianze pubbliche dei suoi successori ne danno certezza – che Pio X ebbe il merito di delineare una nuova direzione di interesse verso lo sport da parte della Chiesa. La sua intuizione fu, in un periodo in cui lo sport costituiva un aspetto del tutto marginale della vita sociale, immaginare, se pur in fieri, la possibilità di una pastorale dello sport, collocandola nella missione della Chiesa, in un simbolico ponte che unisce Dio all’uomo e l’uomo a Dio attraverso lo sport.

Al centro dell’agire sportivo vi deve essere infatti un principio imprescindibile, che è quello della dignità della persona, una dignità non negoziabile dalla quale discende il codice etico dello sport, fatto di valori sportivi che rendano evidente la discriminante tra il bene e il male.

I valori dello sport non devono essere solo auspicabili, ma devono essere la conditio sine qua non dello sport stesso. Devono rendere riconoscibili le virtù sportive attraverso comportamenti leali, corretti, amichevoli, rispettosi di sé e dell’altro, altruistici. In altre parole, anche lo sport è chiamato a dare il proprio contributo ponendo in primo piano la dimensione etica come deterrente di cattivi comportamenti (che peraltro non sono assenti dallo sport medesimo). Questa centralità dell’uomo, questo bisogno di riconoscere un profilo etico allo sport trova traduzione, dal lato sportivo in una semplice definizione che è quella di fair play. In questa parola è riassunto il concetto olimpico di sport, inteso come filosofia di vita che mira a migliorare l’uomo e il mondo in cui vive, come modello comportamentale.

È davvero significativo che de Coubertin e Pio X siano figli dello stesso tempo storico e non si può considerare casuale il loro incontro, diretto o indiretto che sia stato. Ciò che li accomuna è l’intuizione di aver visto le potenzialità di una nuova dimensione della socialità e di aver compreso la necessità di dare anche allo sportivo dei codici di comportamento, dei principi a cui ispirarsi. Ciascuno vede nell’altro un alleato per contribuire a migliorare il mondo e a renderlo più pacifico.

La benevolenza di Pio X verso lo sport è una dimensione di attenzione tutta nuova per il Vaticano, che non va mai disgiunta da un fine pedagogico, che pone al centro dell’azione il giovane a cui si era dedicato già con particolare attenzione nel suo Catechismo.

In questa visione si realizza una convergenza di ideali con de Coubertin, perché anche il barone francese aveva in mente lo sport come strumento di educazione mondiale, come palestra di buone virtù e buoni sentimenti, come opera di pace mondiale. Obiettivi utopistici per il suo tempo.

La candidatura di Roma ai Giochi Olimpici del 1908, che si colloca proprio in mezzo al pontificato di Pio X, crea il pretesto per un incontro.


3. Il ruolo di Merry del Val

Non vi è certezza che de Coubertin abbia direttamente incontrato Pio X, anche se è ciò che il barone francese dichiara sia nelle sue Memorie [5] sia in una lettera che invia, nel 1923, a Pio XI, nella quale scrive di essere stato ricevuto, diciotto anni prima, da Pio X in Vaticano [6].

Egli riferisce di essersi recato a Roma, nel febbraio 1905, per incontrare il re, il sindaco, i rappresentanti del mondo dello sport e per visionare i luoghi dove immaginava di far disputare le gare. Si proponeva, con questa visita, di realizzare un duplice obiettivo: “assicurare la celebrazione in Roma della IV Olimpiade, che cadeva nel 1908, e ottenere dal Vaticano che fosse soppressa una sorta di proibizione che vigeva in parecchi ambienti clericali nei riguardi della pedagogia sportiva. Il primo scopo non fu raggiunto, il secondo riuscì in pieno” [7].

Dei rapporti con il Vaticano, de Coubertin ricorda la benevolenza manifestata dal papa e da Merry del Val verso lo sport, precisando anche che: “sto parlando di sport e di gare sportive e non dei giochi ricreativi e insignificanti in voga allora presso quei tipi di istituti” [8], riferendosi agli istituti religiosi.

Da parte della Santa Sede non vi sono, invece, documenti che accertino l’incontro diretto tra i due, mentre resta un carteggio tra de Coubertin e il segretario di Stato cardinale Rafael Merry del Val y Zulueta, che de Coubertin aveva incontrato a Roma al fine di “chiedere maggiore tolleranza della Chiesa verso lo sport” [9].

Il cardinale Merry del Val, di famiglia nobile spagnola, era nato a Londra ed era stato istruito a Eton, in un college. La sua formazione internazionale e le sue origini nobili lo rendevano molto diverso da Pio X, ma in comune avevano il fatto di non condividere le prevenzioni della maggior parte dei direttori degli istituti religiosi contro lo sport. Sia in Inghilterra, ai tempi del college, sia dopo, Merry del Val continuava a praticare sport, anche da segretario di Stato [10]: “Da giovinetto, il futuro cardinale frequentò l’alta società inglese, prendendo amore agli sports, come sono studiati e praticati appunto dagli inglesi …”. Tra gli sport che praticava vi erano: tennis, ippica, nuoto, tiro con l’arco, tiro con la carabina (si dice che il suo domestico mettesse da parte le lampadine guaste per adoperarle come bersaglio e che fosse capace di staccare, colpendo il picciolo, le pigne dai pini con un tiro preciso della carabina).

Inutile dire che una figura come la sua non poteva avere difficoltà a rapportarsi con de Coubertin, che ai modelli educativi dei colleges inglesi aveva guardato con particolare interesse.

Troviamo riferito che entrambi “avevano dimostrato il loro sincero gradimento” [11], e che “grande era la soddisfazione per de Coubertin che sperava, con questo incontro, di essere riuscito anche a superare le residue resistenze che alcune frange del mondo cattolico mostravano riguardo ad alcuni princìpi pedagogico-sportivi da lui elaborati” [12].

De Coubertin scrive che il Pontefice, come espressione benevola verso l’attività sportiva, aveva assicurato “una prova concreta e immediata della sua approvazione”. Questo segno di apertura “fu appunto una festa ginnica data, la stagione seguente, durante un pellegrinaggio dei patronati cattolici francesi, belgi e di altri paesi, presieduta dal Papa nel famoso cortile di San Damaso: spettacolo davvero sintomatico di tale approvazione, immortalato da foto che hanno sempre un gran successo nella serie di pro­iezioni documentarie olimpiche” [13].

Il carteggio de Coubertin-Merry del Val, conservato agli Archivi Apostolici Vaticani, conferma i buoni rapporti tra le parti, anche se le posizioni rispetto all’Olimpiade romana sono diverse. Se de Coubertin vive una dimensione utopistica del progetto, il Vaticano, pur manifestando interesse, sembra comprendere subito le maggiori difficoltà pratiche, che suggerivano prudenza. Non dobbiamo, infatti, trascurare la situazione generale di questo periodo in cui il Vaticano viveva “una sorta di sfavorevole congiuntura politica internazionale che rischiava di legare troppo indissolutamente la Santa Sede a Vienna e che portò durante il decennio ad un ulteriore isolamento dopo la rottura delle relazioni diplomatiche con la Francia ed i rapporti, non certo idilliaci, con la Spagna e il Portogallo” [14].

L’idea di de Coubertin si fondava proprio sull’apertura internazionale del progetto e puntava a coinvolgere capi di Stato e di Governo per garantire i necessari appoggi.

Questo aspetto non è trascurabile nel momento in cui si avvicina alla Santa Sede ed emerge dal carteggio in parola, che riguarda gli anni 1905-1906.

Dopo la visita a Roma, de Coubertin scrive subito una lettera al cardinale Merry del Val [15], che fa pervenire attraverso il segretario generale della Federazione di ginnastica dei patronati francesi. Nel documento, che accompagna il resoconto del Congresso Olimpico che si era appena svolto – segno della volontà di tenere informato il Vaticano sulle attività del CIO – de Coubertin esprime la soddisfazione per le manifestazioni ginniche che si erano svolte in Vaticano e che testimoniavano la sensibilità del Santo Padre verso lo sport. Egli sottolinea il segnale “eclatante” ricevuto dal Vaticano in favore dello sport: “Les fêtes recentes du Vatican sont un evenement d’une singulière et très haute portée” [16]. La lettera si chiude con l’assicurazione, da parte del CIO, a lavorare al meglio per portare i Giochi Olimpici a Roma nel 1908.

La risposta del card. Merry del Val [17], pur compiacendosi per il valore della manifestazione Giochi Olimpici in generale, non manca di sottolineare che, nel caso di Roma la situazione anomala che si era creata non permetteva al Vaticano di prendervi parte: “Rien n’est plus naturel que de travailler des maintenant à la réussite des Jeux Olympiques qui doivent avoir lieu ailleurs; mais quant à Rome n’oubliez pas que sa situation anormale ne va pas permettre à la Cour Pontificale d’y prendre part” [18].

Resta tuttavia l’assicurazione che, Olimpiadi o no: “Sa Sainteté a eu pour l’un et l’autre des parole de bienveillance paternelle” [19].

Il tipo di intervento da parte del Vaticano che de Coubertin immaginava è spiegato in una missiva successiva [20], nella quale si chiede espressamente di sostenere e promuovere la partecipazione ai Giochi Olimpici dei membri delle società sportive cattoliche, manifestando nei loro confronti la stessa tolleranza dimostrata in occasione di manifestazioni svolte a livello nazionale: “Je comprend parfaitement que la Cour Pontificale devra s’abstenir de participer aux solennités de la Quatrième Olympiade, de manier à celle, qui aurut leiu à Rome, car il est probable que certaines concours se tréndent à Milan et d’autres à Naples. Mais je tiens pour entendu que cette abstention ne s’étendra pas aux membres des sociétés catholiques de sport et de gymnastique, car je me suetreies et je me permete de rappeler à Votre Eminence qu’elle a bien voulu me donner de vive voix l’assurance que la Saint Siégé tenait aux satisfaction leur participation à nos concours. Et comment en ponnait-il être autrement puisqu’il s’agit de concours internationaux et que la même tolérance s’applique à des concours purement italiens?

Du reste la géniale initiative que Sa Sainteté et Votre Eminence viennent d’exercer touchant l’éducation physique comporte cette suite nécessaire pour pouvoir opérer ses effets les plus étendres et les plus féconds” [21].

Sull’argomento troviamo anche una lettera di mons. Carlo Montagnini, uditore della Nunziatura Apostolica in Francia (rimasto a custodia del palazzo e degli archivi della Nunziatura dopo la rottura delle relazioni diplomatiche), al card. Merry del Val [22].

Mons. Montanini scrive: de Coubertin “mi ha lasciato capire, che in seguito ai buoni rapporti col Vaticano, ai quali è stato benevolmente ammesso il Comitato Internazione Olimpico, questo sarebbe molto onorato ed incoraggiato, se il Santo Padre, al­l’esempio di molti altri Governi si degnasse accordare un pubblico attestato di sovrana simpatia allo stesso Comitato … detto barone mi ha fatto eccellente impressione e che mi pare animato di buone intenzioni verso la Santa Sede. Egli amerebbe tanto, subito dopo la votazione della legge di separazione, e preso l’accordo di buoni e bravi uomini politici, cominciare per mezzo della stampa una campagna in favore della ricostituzione di rapporti diplomatici col Vaticano …”.

La risposta del card. Merry del Val a mons. Montagnini [23] mette in evidenza il problema “relativo alla protezione che si vorrebbe ottenere dalla Santa Sede a favore delle associazioni cattoliche, le quali fossero per partecipare ai giuochi olimpici di Roma nel 1908”. E scrive: “Io ho già risposto, come ella avrà potuto rilevare, al medesimo signor barone sopra l’anzidetto soggetto, e mi sono affrettato a dichiarargli che non si sarebbe potuto prescindere dall’anormalità della situazione creata in Roma alla Santa Sede, situazione che non è tale da poter consentire al pontefice di prender parte a quel­l’internazionale avvenimento … Ella pertanto, che senza dubbio deve essersi reso conto della delicata posizione in cui la Santa Sede può trovarsi anche in simile contingenza, voglia far comprendere al menzionato barone che, quantunque in genere si vegga con piacere che le associazioni cattoliche sanno tenere onorato posto anche nei più solenni convegni sportivi, e sebbene per ora l’autorità pontificia nulla abbia ad osservare contro l’intervento dei sodalizi cattolici ai giuochi olimpici di questa città, pur nondimeno non può farsi astrazione dalla possibile evenienza di circostanze di tal natura, da dover indurre la Santa Sede non solo a non accordare alcuna benevola protezione alle società cattoliche, che fossero per intervenire qui in Roma, ma eziandio a farne loro espresso divieto. Lasciando poi a lei di spiegare allo stesso personaggio quanto facilmente alle riunioni internazionali indette in Roma possa darsi un carattere non piacevole per la Santa Sede …”.

Mons. Montagnini risponderà al card. Merry del Val che “Il signor barone tuttoché penetrato della giustezza delle espostegli considerazioni, confessava di essersi formata un’altra persuasione allorché ebbe l’onore di un’udienza presso l’Eminenza Vostra. Quella sua persuasione però diventò dubbiosa a lui stesso, quando apprese il carattere quasi ufficiale che venne dato alle associazioni cattoliche dal solenne ricevimento in Vaticano; e la stessa impressione pare siasi quindi prodotta pure al Quirinale, perché, il sindaco di Roma aveva appunto scritto poco prima al barone per chiedergli con intonazione piuttosto dubbiosa, se per Roma potevasi veramente contare sulla partecipazione delle associazioni cattoliche ai giuochi olimpici; tanto più che, in principio, lo stesso Re aveva manifestato il desiderio che prendessero parte tutte le associazioni dell’intero paese, ed il barone aveva forse lasciato concepire qualche speranza, dopo la summenzionata udienza” [24].

Benché, dunque, l’atteggiamento generale fosse favorevole all’idea olimpica, essa pur sempre doveva andare a scontrarsi con ragioni di natura pratica e di opportunità politica che in questa fase sconsigliavano la presenza del Vaticano [25].

Il problema venne accantonato, e potremo dire quasi dimenticato, a seguito del ritiro della candidatura di Roma, determinatosi per ragioni di ordine essenzialmente economico. Usiamo il termine dimenticato perché l’unica traccia che de Coubertin lascia in proposito è emblematica: “Sarebbe vano cercare in quella stessa Revue Olympique [26] notizie circa lo spostamento dei Giochi Olimpici da Roma a Londra. Questa nuova difficoltà ne suscitava altre che ci consigliavano un prudente silenzio. Così, le decisioni prese non appena la British Olympic Association ebbe la certezza di una riuscita non furono comunicate ufficialmente ad alcun giornale. Discretamente il sipario scese sullo scenario del Tevere per alzarsi subito su quello del Tamigi” [27].

Se fallisce l’idea di una Roma Olimpica, resta però il fatto che questa fu la prima Olimpiade di cui un Pontefice si occupò manifestando interesse.

Lo ricorda Papa Giovanni XXIII nel discorso che rivolge agli atleti convenuti a Roma per i Giochi Olimpici del 1960: “Ci rallegriamo, in primo luogo, dal profondo del nostro cuore per la vostra presenza, con la stessa benevolenza con la quale il nostro predecessore di immortale memoria San Pio X, ricevette nel 1905 il barone Pierre de Coubertin, padre dei Giochi Olimpici moderni, incoraggiandolo fortemente per la sua iniziativa. Vi abbiamo atteso a lungo ... [28].


4. Le iniziative di Pio X

Che ci sia o meno stato l’incontro diretto tra il Papa e de Coubertin, sappiamo che ne seguirono una serie di iniziative attraverso le quali Pio X espresse tutta la sua benevolenza verso lo sport. Come tangibile segno di approvazione, aprì le porte del Vaticano a una festa ginnica “durante un pellegrinaggio dei patronati cattolici francesi, belgi e di altri paesi, presieduta dal Papa nel famoso cortile di San Damaso: spettacolo davvero sintomatico di tale approvazione, immortalato da foto che hanno sempre un gran successo nella serie di proiezioni documentarie olimpiche [29].

In realtà, già prima del 1905, Pio X si era occupato di sport incontrando i gruppi di fedeli di Roma, e tra questi anche “i ricreatori delle varie parrocchie [30], e aveva istituito i saggi ginnici domenicali che, a partire dal 1903, si svolgevano nel Cortile Belvedere o nel Cortile di San Damaso in Vaticano, alla presenza dello stesso Pontefice [31].

Il cortile di San Damaso, del resto era il luogo in cui “Papa Pio X ... spiegava di persona il catechismo ai bambini e ai giovani di Roma [32], luogo insomma deputato agli incontri con la gioventù.

Si trova notizia, ad esempio che, una domenica di luglio del 1904, Pio X “discendeva nel cortile detto della Pigna, ove si trovavano schierati gli alunni del Ricreatorio popolare romano, istituito nelle parrocchie di S. Carlo ai Catinari e di S. Lorenzo in Damaso, insieme coi parroci P. G. B. Vitale e il can. Don Salv. Langeli. Gli alunni alla presenza e con soddisfazione di S. Santità, diedero saggio di vari esercizi ginnastici di evoluzione e di sfilamento…Nello stesso giorno circa 200 alunni del ricreatorio popolare Monti Esquilino, colla propria divisa e colla fanfara, agli ordini del Comitato, erano schierati nella sala Regia. Il Santo Padre, al cui apparire s’intonò l’inno pontificio, dopo aver udito un indirizzo letto dal Presidente del Ricreatorio, rivolse a tutti parole di lode e d’incoraggiamento” [33].

Il Pontefice viene descritto come “Papa essenzialmente religioso, alieno dalle pom­pe della classica Corte vaticana, desideroso di trovarsi in mezzo agli umili, ai semplici, ai buoni … oggi lo presentiamo sorridente, giocondo, su di un semplice palco, all’aria aperta, nel magnifico cortile vaticano della Pigna, assistente al saggio di esercizi ginnastici dei giovinetti del Ricreatorio papale Romano di San Carlo ai Catinari. La ginnastica davanti al papa! È questo un altro segno evidente della trasformazione lentamente compiutasi attorno alla millenaria istituzione. Pio X fu veramente lieto, in quel pomeriggio del 10 luglio, a quella gaia festa dell’infanzia, e benedisse di cuore tutti quei giovinetti che mettevano in pratica, a salti e volteggiamenti, il biblico versetto: Laudate, pueri, Dominum in laetitia!” [34].

L’Illustrazione Italiana riferiva circa gli esiti di un Convegno che aveva sottolineato l’importanza del connubio tra energia morale ed energia fisica, al quale Pio X: “con maraviglia universale ha dato la sua benedizione ad un Concorso ginnastico ed ha parlato della sincerità della fede in mezzo a giovani vestiti di maglie multicolori fuori dalle quali uscivano polpacci bronzei e salde braccia muscolose, tutta gioventù balda e forte che sembrava più presta ad arrampicarsi su pertiche ed a superare ostacoli, che a fare genuflessioni ed a gesticolare simbolici segni di croce … per quattro giorni il Vaticano è stato convertito in una palestra ginnastica: preti, prelati, monsignori, cardinali in sottane nere, violacee, purpuree erano là maravigliati, su di un palco parato come un altare, a godersi corse, salti, volteggi, piramidi umane che a nessun pittore religioso verrebbe in mente di abbozzare fra le solite nubi di bambagia o di lana su per le vôlte delle chiese.

Il cardinal Merry del Val, il segretario di Stato del Papa, non aveva più l’aria di pensare né alla separazione della Chiesa dallo Stato in Francia, né ad una possibile visita di un qualche sovrano cattolico al Re d’Italia in Roma; era tutto anch’egli a quella ginnastica ed a quei ginnasti che Pio X, col suo discorso di chiusura del giovanile concorso, ha encomiati e benedetti, mentre sventolavano intorno bandiere tricolori italiane, e maestri di ginnastica, fra la guardia svizzera nel costume michelangiolesco e la guardia palatina nell’uniforme alla francese, sfoggiavano fieramente sul petto le medaglie guadagnate nelle guerre per l’Indipendenza d’Italia!

Cose mai viste in Vaticano dopo il 1870 ... e nemmeno prima! Ai tempi classici del papismo, sotto Pio IX, per esempio, certe manovre ardite, nel conosciuto cortile della Pigna non le avevano fatte che i vigili, i pompieri... Altri tempi quelli, ed altri tempi questi.

‘Noi però siamo ben lontani dal giudicare severamente i tempi presenti!’ Questa è la frase culminante, tipica, uscita ieri l’altro dalle labbra sorridenti di Pio X, che aveva fatto l’elogio degli esercizi del corpo.

Chi si raccapezza più con questo papa, che indulge ai tempi, e prepara un catechismo nel quale è raccomandata la precedenza del matrimonio civile sul matrimonio religioso? ...

Io parlavo appunto domenica scorsa con un monsignore, dilettoso causeur, tornato appena da Roma. Egli mi descriveva lo stupore dell’antico Vaticano, del Vaticano regio, per le mosse personali di questo papa apostolico, deciso a non essere prigioniero che di se stesso e non delle antiche influenze che dominarono Pio IX e furono dominatrici accettate da Leone XIII.

In Vaticano, a cominciare dal Collegio Cardinalizio, vi sono davvero degli sconcertati, degli sgomenti.

Il guaio è questo, che Papa Sarto non vuole lasciarsi isolare e a nessuno riesce di isolarlo. Egli vuol mantenere e mantiene ogni giorno i proprî contatti personali al di là del maraviglioso portico del Bernini. Desidera, vuole le sensazioni dirette dal di fuori; le sue anticamere sono accessibili ai bianchi come ai neri; benedice alla ginnastica come, date certe condizioni locali, ai voti dei cattolici per l’elezione dei deputati.

Il mio monsignore mi narrava che, non è molto, un cardinale italiano, di quelli del Vaticano antico, ebbe ufficiosamente l’incarico di far sentire, con tutti i riguardi, al pontefice la specie di stupefacente preoccupazione che suscitavano nella Curia tante novità; talune delle quali in contrasto non dubbio con le tradizioni fondamentali dei successori di San Pietro, specialmente dopo il XX settembre 1870.

Il cardinale parlò riguardoso ma fermo; parlò a lungo, senza arroganze e senza velami; e Pio X lo ascoltò sempre con calma che accresceva nel porporato oratore le preoccupazioni; ma quando questi ad un certo punto volse alle conclusioni, come per ripetere al papa la domanda che qua e là, sommessamente, viene ripetuta da certuni in certe ore o nelle grandi sale della Biblioteca Vaticana, o nei corridoi oscuri di Propaganda Fide, o lungo le loggie di Raffaello – dove andiamo a finire? – Pio X, con una faccia che esprimeva bontà schietta o salda fiducia, lo interruppe per dirgli in veneziano: – Caro elo, in paradiso” [35].

Sempre nel 1905 si svolge, proposto e organizzato dalla Società della Gioventù Cattolica il primo Convegno sportivo cattolico italiano. La manifestazione è ospitata a Roma “sotto gli occhi del Pontefice il cui paterno favore non poteva far difetto a questa come a tutte le iniziative che giovano all’ordinato sviluppo delle energie giovanili, quando esso è diretto ad un bene superiore … Il Santo Padre circondato dalla Corte pontificia vi prendeva infatti posto fra gli applausi di quella balda gioventù” e a loro si rivolge dicendo: “È una dolce consolazione che io provo nel trovarmi in mezzo a voi, diletti giovani, che rappresentate l’età dei nobili sentimenti, delle azioni generose, delle splendide vittorie: e Vicario di Gesù che avvezzo a vivere nella società degli angioli pur trovava nella gioventù le sue delizie, come Egli una volta guardando un giovane lo amò, intuitus eum dilexit eum, così io nel riguardarvi sento il bisogno di dirvi che vi voglio bene e voi dovrete avermi, non come padre soltanto, ma come fratello e tenero amico.

E con questi sentimenti, non solo approvo tutte le vostre opere nell’azione cattolica, ma ammiro e benedico di cuore tutti i vostri passatempi: la ginnastica, il ciclismo, l’alpinismo, la nautica, il podismo, le passeggiate, le gare, le accademie alle quali vi dedicate perché gli esercizii materiali del corpo influiranno mirabilmente sugli esercizii dello spirito: perché questi trattenimenti richiedendo pur del lavoro vi toglieranno all’ozio che è il padre dei vizii e perché finalmente le stesse gare amichevoli saranno in voi un’immagine della emulazione nell’esercizio delle virtù”.

E qui assicurati i giovani che la Chiesa non intende proibire i leciti sollazzi, ma vuole fortificare insieme col corpo le qualità dell’animo nell’amore della fede e nella detestazione dell’empietà: “Sono ben lontano, egli aggiunse, dal giudicare con severità il tempo presente, perché vi sono degli ottimi in ogni classe, in ogni condizione, in ogni età: ma sanguina il cuore nel vedere tanti giovani che avendo dimenticato di essere cristiani hanno per lo meno offuscata in se medesimi la dignità di uomini. Qualcuno potrà dire esagerata questa proposizione: perché se tutti riconoscono in molti l’indiffe­renza per la religione, una quasi totale inosservanza delle pratiche cristiane, non tutti si persuadono che sia caduta in basso la dignità umana. Eppure si trovano forse in molti di questi indifferenti e inosservanti almeno le virtù naturali? Dove è la ragionevole obbedienza, il rispetto all’autorità, la giustizia vera e indipendente, il patriottismo disinteressato, la libertà rispettata e, con questi principii iscritti da Dio nel nostro cuore, quello fondamentale di non fare ad altri quello non si vorrebbe fatto a noi stessi? Oh persuadetevi, cari giovani, che senza un buon fondo di religione anche la semplice onestà naturale svanisce» e raccomandato nuovamente l’amore alla pietà ed il coraggio nella pratica della fede che impone il rispetto anche agli avversarii, impartì a tutti l’apostolica benedizione.

Nel pomeriggio dello stesso giorno le squadre riunite nel cortile di San Damaso diedero il saggio di chiusa del convegno alla presenza del Santo Padre e di numeroso pub­blico invitato. La vigoria, la rapidità, l’esattezza al comando, la varietà ed eleganza delle divise, la ritmica disciplina dei movimenti di quelle centinaia di giovani davano il più vago aspetto e il più insolito spettacolo a coloro che lo ammirarono dalle sovrastanti logge del Bramante.

Dopo il saggio, Sua Santità distribuì i premi alla Giovane Roma alla Sanctus Ambrosius ed alla Juventus che vinsero le prime medaglie d’oro, e diede il ricordo di una grande medaglia d’argento dorato a tutte le bandiere: benedisse quindi nuovamente tutte squadre … La mattina seguente tutti i soci intervennero alla messa del Santo Padre celebrata nella sala del concistoro. A compiere la cronaca compendiata del convegno non vogliamo omettere il ricevimento dato nella sala Giraud ai giovani colleghi dai membri della Giovane Roma. L’affiatamento, donde nasce l’unione che fa la forza, non è l’ultimo vantaggio che si deve ricavare da simili ritrovi e ne aumenterà sempre più il felice riuscimento.

Di questo «primo convegno sportivo cattolico italiano» la Tribuna disse già con malumore che la gioventù accorsa «si è subito rivelata molto bene allenata e preparata per ogni singola prova»: onde lamentava settariamente che «nella capitale d’Italia, anche nelle manifestazioni sportive, il cittadino romano si lascia pigliare la mano dal prete». Se fosse vero, proverebbe che anche il prete sa fare qualche cosa di buono. Ma, prete o no, il livore della Tribuna mostra che i patroni, gli iniziatori, gli organizzatori, i socii e partecipanti del presente «convegno sportivo» meritano le più sincere lodi e congratulazioni da tutti gli onesti”.

Il Discorso ai giovani italiani che pronuncia l’8 ottobre 1905 può essere considerato oggi il primo vero manifesto sullo sport del Vaticano: “ammiro e benedico di cuore tutti i vostri giochi e passatempi, la ginnastica, il ciclismo, l’alpinismo, la nautica, il podismo, le passeggiate, i concorsi e le accademie alle quali vi dedicate: perché gli esercizi materiali del corpo influiscono mirabilmente sugli esercizi dello spirito; perché questi trattenimenti richiedono pur lavoro, vi toglieranno dall’ozio che è padre dei vizi, e perché finalmente le stesse gare amichevoli saranno in voi una immagine dell’emulazione dell’esercizio della virtù” [36].


NOTE

[1] Pio XII, Discorso agli sportivi romani, 20 maggio 1945. Riportato in A. Stelitano, A.M. Dieguez, Q. Bortolato, I Papi e lo sport. Oltre un secolo di incontri e interventi, Città del Vaticano, 2015, pp. 72-77.

[2] Dare il Meglio di sé. Documento sulla visione cristiana dello sport e della persona, Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, Città del Vaticano, 2018.

[3] A. Stelitano, A.M. Dieguez, Q. Bortolato., I Papi e lo sport, cit., p. XIX.

[4] A. Stelitano, A.M. Dieguez, Q. Bortolato., I Papi e lo sport, cit., p. 149.

[5] P. De Coubertin, Memorie Olimpiche, Milano 2003.

[6] Testualmente: «Diciotto anni fa Sua Santità Pio X ricevendomi in Vaticano …». Lettera riportata in A. Stelitano, A.M. Dieguez, Q. Bortolato., I Papi e lo sport, cit., p. 33.

[7] P. De Coubertin, Memorie Olimpiche, cit., p. 63.

[8] Ibidem, p. 65.

[9] F. Trifari (a cura di), L’enciclopedia delle Olimpiadi. Da Olimpia a Pechino 3000 anni di storia, 1, Edizioni La Gazzetta dello Sport, 2008, pp. 152-153.

[10] Archivio Segreto Vaticano, Fondo Benigni, b. 47, ff. 59-60. Si vedano anche le immagini di Merry del Val in villeggiatura a Castelgandolfo (LIT, 1904, II, pp. 213-215).

[11] S. Jacomuzzi, Storia delle Olimpiadi, Torino, 1976, p. 38.

[12] L. Rossi, Una capitale poco sportiva. Attività agonistica e luoghi di svago a Roma tra il 1870 e il 1940, in M. Canella, S. Giuntini, Sport e Fascismo, Milano 2009, p. 275. Sul soggiorno romano di de Coubertin si veda anche L. Callebat, Pierre de Coubertin, Paris 1988, pp. 12-13.

[13] P. De Coubertin, Memorie Olimpiche, cit., p. 65.

[14] G. La Bella (a cura di), Pio X e il suo tempo, Bologna, 2003, p. 15.

[15] Paris, 6 novembre 1905, Archivio Segreto Vaticano, Segr. Stato,1905, rubr. 12, fasc. 5, ff. 76-77.

[16] Tradotto: Le feste (ginniche) che si sono svolte in Vaticano sono state un evento singolare e di gran­dissima importanza.

[17] Redatta da Mons. Giacomo Della Chiesa, è datata Roma, 14 novembre 1905, Archivio Segreto Vaticano, Segr. Stato, 1905, rubr. 12, fasc.5, f. 76.

[18] Tradotto: Niente sarebbe più semplice che lavorare da subito alla buona riuscita dei programmati Giochi Olimpici, ma per quanto riguarda Roma non dovete dimenticare che la situazione anomala venutasi a creare non permette al Vaticano di prendervi parte.

[19] Tradotto: Sua Santità si è espressa, nei riguardi dell’uno e dell’altro, con parole di paterna benevolenza.

[20] Paris, 29 novembre 1905, Archivio Segreto Vaticano, Segr. Stato, 1905, rubr. 12, fasc. 5, ff. 79-80.

[21] Comprendo perfettamente che il Vaticano dovrà astenersi dal partecipare alla celebrazione della IV Olimpiade, tenendo conto del fatto che alcune gare si svolgeranno non solo a Roma ma anche a Milano e Napoli. Tuttavia ritenevo che tale astensione non si estendesse ai membri delle società sportive e di ginnastica cattoliche. Per questo mi permetto di ricordare a Vostra Eminenza che ella mi ha voluto assicurare che la Santa Sede teneva in considerazione la loro partecipazione al nostro evento. E, d’altro canto, si tratta di un concorso internazionale per il quale vi si chiede la stessa tolleranza che viene applicata ai concorsi che si svolgono in Italia. La geniale opera che Sua Santità e Vostra Eminenza esercitano sostenendo l’educazione fisica ha bisogno di questi seguiti per poter sortire i più fecondi effetti.

[22] Parigi, 3 dicembre 1905, Archivio Segreto Vaticano, Segr. Stato, 1905, rubr. 12, fasc. 5, ff. 82-83.

[23] Roma, 7 dicembre 1905, ivi, ff. 84-85.

[24] Parigi, 28 marzo 1906, ivi, ff. 86-87.

[25] Non tutti, del resto, erano d’accordo sulla candidatura di Roma. Si veda a questo proposito l’articolo apparso su L’illustrazione Italiana, 1905, Perplessità sui giochi olimpici a Roma (LIT, 1905, I, pp. 407-408).

[26] La Revue Olympique è l’organo ufficiale di informazione del CIO.

[27] P. De Coubertin, Memorie olimpiche, cit., p. 77.

[28] Discorso di Sua Santità Giovanni XXIII agli atleti partecipanti alle Olimpiadi di Roma, 25 agosto 1960. Discorsi, messaggi, colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII, Città del Vaticano, 1960-1964, volume II: secondo anno del pontificato 28 ottobre 1959-28 ottobre 1960, pp. 456-458.

[29] P. De Coubertin, Memorie olimpiche, cit., p. 65.

[30] La Civiltà Cattolica, 1903, XII, p. 358: Cronaca Contemporanea, Ricevimento delle parrocchie romane, Roma, 7-26 ottobre 1903.

[31] Un convegno sportivo e ginnastico in Vaticano, in Il Giornale d’Italia, 4 settembre 1905.

[32] Il Papa pastore, in L’Osservatore Romano, 20 febbraio 2010, a firma g.m.v.

[33] La Civiltà Cattolica, 1904, III, pp. 352-353, Cronaca Contemporanea, Ricevimento del Ricreatorio Popolare romano, Roma, 8-28 luglio 1904.

[34] L’Illustrazione Italiana, 1904, II, p. 48, Saggio del ricreatorio romano.

[35] L’Illustrazione Italiana, 1905, II, pp. 371-72, Gare ginnastiche in Vaticano. Sulle manifestazioni spor­tive in Vaticano in quel periodo si veda anche S. Pivato, Movimento cattolico e questione dello sport, in F. Traniello, G. Campanni, Dizionario Storico del Movimento Cattolico, I/2, I fatti e le idee, pp. 142-145. P. Dal Toso, Nascita e diffusione dell’ACSI. 1916-1928, Milano, 2011, e www.paesesera.it/Sport/
Altri-sport/Il Vaticano-e-lo-sport.

[36] Osservatore Romano, 10 ottobre 1905, p. 2; La Civiltà Cattolica, 1905, IV, pp. 209-212.