Rivista di Diritto SportivoISSN 0048-8372 / EISSN 2784-9856
G. Giappichelli Editore

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Lo sport al quirinale dalla fondazione della Repubblica ai giochi di Roma (di Francesco Bonini, Professore ordinario di Storia delle Istituzioni politiche e Rettore della Lumsa.)


The Italian sports system, converted from the fascist model after the war, finds a solid institutional anchor in the Presidency of the Republic. The president of CONI, Onesti, thanks also to the undersecretary to the Presidency Andreotti, builds a solid relationship between CONI and the President of the Republic, which continues with both Einaudi and Gronchi. The Presidency of the Republic offers a constant, significant and very evident contribution in the Olympic path, towards first Cortina 1956, and then Rome 1960.

SOMMARIO:

1. La sanzione istituzionale - 2. Lo sport al Quirinale - 3. Anteprima olimpica - 4. «Cortina d’Ampezzo rappresenta una prova delle capacità organiz­zative dell’Italia democratica» - 5. «Con ritmo alacre e proficuo». I Giochi di Roma - NOTE


1. La sanzione istituzionale

Venerdì 5 maggio 1950 il presidente Einaudi, puntualissimo, alle 11 arriva a Palazzo Madama, dove, organizzata dalle associazioni pro Torino e pro Piemonte, si tiene la solenne commemorazione del generale Carlo Montù, scomparso il 20 ottobre 1949 nella sua villa di Bellagio. Oratore ufficiale il parlamentare liberale Bruno Villabruna [1] «il quale ha vividamente rievocato a figura dell’illustre parlamentare, tecnico e storico dell’artiglieria italiana nei suoi diversi aspetti di uomo politico, di valoroso combattente nella guerra contro la Turchia e nella prima guerra mondiale nelle quali si guadagnò cinque decorazioni al valore, di fervido patriota e di pioniere dello sport e dell’ae­reonautica». Ossequiata la nobildonna Letizia Montù Calami, complimentato l’oratore, il presidente lascia alle 11.45 palazzo Madama, «mentre una piccola folla, radunatasi nel frattempo all’uscita, lo faceva segno di una calorosa dimostrazione di simpatia» [2].

In effetti c’è un importante circuito piemontese all’origine dello sport, ma anche delle istituzioni sportive italiane, che si ripropone nelle diverse fasi della storia italiana e dunque anche nel secondo dopoguerra, nel passaggio di una rinnovata legittimazione istituzionale [3]. Il primo inquilino del Quirinale ci si rispecchia pienamente: «fu mio collega al Politecnico» annota Einaudi sulla lettera del Sindaco di Torino che lo invitava alla cerimonia in onore di colui che fu il vero promotore e il primo presidente di fatto del Coni» [4]. Con il vincolo, per la partecipazione diretta, di collegarla ad un’altra manifestazione torinese (e sarà il Salone dell’Automobile) esprime «calda adesione» alla richiesta, in cui si tratteggia la figura di Montù, nelle sue diverse dimensioni: «pioniere dell’aviazione, ferito in uno dei primi voli di guerra nel 1911 in Libia, iniziatore in Italia e organizzatore delle opere per la diffusione dello sport; autore di una imponente opera di storia dell’artiglieria di elevato pregio tecnico, egli ha ben meritato di Torino e anche della Patria». Montù era stato emarginato durante il regime fascista, anche se aveva mantenuto un rapporto con il sovrano, alla cui biblioteca torinese aveva donato, nel novembre 1939, la propria biblioteca: erano passati allora solo pochi mesi dall’uscita dal Cio, sostituito dal generale Vaccaro. Dopo la liberazione viene recuperato, e fornisce un contributo non indifferente per legittimare il nuovo assetto commissariale del Coni defascistizzato e fungere, come ha scritto con bella sintesi Nicola Sbetti, «da trait d’union simbolico tra l’Italia liberale e quella repubblicana» [5].

Il Capo dello Stato peraltro, nel complesso periodo della transizione istituzionale, aveva avuto significativi rapporti con il Coni di Onesti, avallando, da ministro del Bilancio, l’operazione Totocalcio, che aveva dotato lo sport italiano e il suo ente di una autonomia finanziaria, garanzia della attuazione dello slogan «lo sport agli sportivi». Testimonia Beppe Croce, uno dei più importanti dirigenti sportivi del secondo dopoguerra: «per ottenere un finanziamento sicuro allo sport, avendo intuito le risorse del concorso pronostici del gioco del calcio, allora gestito dalla Sisal, e ambito da altre società private, Onesti intervenne presso le autorità politiche, in particolare con l’allora ministro del Bilancio Luigi Einaudi, convincendolo che il campionato di calcio, come bene patrimoniale dello sport, doveva essere gestito dal Coni stesso». Il futuro vice presidente di lungo corso del Coni sottolinea che «è legata ad uno dei primi episodi legati alla mia lunga amicizia con Onesti [che in questa circostanza forse sopravvalutava se stesso] la frase: “Fra due piemontesi bastano poche parole per capirsi subito. Einaudi mi ha subito capito e aiutato”» [6]. Gino Palumbo in realtà, non senza fondamento, estende anche a De Gasperi la «complicità» [7]. Ma lo statista trentino non ha bisogno di assumere una posizione di proscenio, lasciando carta bianca nel dialogo con le istituzioni sportive al sottosegretario Giulio Andreotti, che, non senza qualche momento di frizione, rappresenta da quel momento un sicuro punto di ancoraggio istituzionale del sistema sportivo italiano, ricostruito e rilanciato sotto l’egida del Coni.

Nella complessa, ma cruciale vicenda del Totocalcio tuttavia aveva giocato un ruolo discreto – e pour cause a causa dei processi di defascistizzazione – ma importante dal punto di vista tecnico il conte Paolo Thaon di Revel, altro esponente di primo piano della classe dirigente subalpina. A differenza di Montù partecipa appieno alle istituzioni fasciste, dapprima come podestà di Torino e poi come ministro delle Finanze, mantenendo tuttavia un forte ancoraggio monarchico. Medaglia d’oro olimpica ad Anversa e poi membro del Cio, sospende dopo il 25 luglio e a più forte ragione dopo il 25 aprile le sue attività pubbliche. Supera tuttavia i processi di epurazione e così giocherà un ruolo-chiave nella nuova strutturazione del sistema sportivo italiano, culminata con l’affermazione olimpica di Roma, decisa il 16 giugno 1955. Thaon infatti era stato eletto nel comitato esecutivo del Cio nella sessione del 1954, in sostituzione di Alberto Bonacossa, segno di una importante continuità di vertice. Ricorda Giulio Andreotti, sempre a proposito del Totocalcio: «Ci aiutò l’ex ministro delle Finanze del tempo fascista e membro del CIO, il Conte Paolo Thaon di Revel, che fu tramite utile anche con il Presidente della Repubblica Einaudi. Contare su un contributo governativo era pericoloso, perché avrebbe aperto ogni anno un discorso difficile, in comparazione con le mille altre esigenze, straordinarie e ordinarie dello Stato. Di qui la nazionalizzazione del concorso pronostici» [8].

In realtà il sistema sportivo italiano correva ancora sul filo del rasoio, dal punto di vista della legittimazione istituzionale. Un’antica diffidenza si era misurata in Assemblea Costituente, dove, a parte l’utilizzazione di qualche metafora sportiva nell’ar­go­mentazione, il tema emerge di soppiatto solo in tre circostanze. Lami Starnuti propone tra le materie di competenza delle regioni (alla lettera x) «sport ed educazione fisica», quasi annunciando l’inserimento nel testo costituzionale dello sport, per cui si dovrà tuttavia attendere oltre mezzo secolo, con la riforma del Titolo V, che costituzionalizzerà, sempre in tema di competenze delle regioni, la forse più impegnativa formula del­l’«ordinamento sportivo». Giancarlo Pajetta il 19 aprile 1947 propone, nel corso della discussione sull’art. 31, un «articolo aggiuntivo» del seguente tenore: «La Repubblica cura lo sviluppo fisico della gioventù e ne promuove l’elevazione economica, morale e culturale. La legge dispone a tal fine l’istituzione di appositi organi statali e assicura l’assistenza morale e materiale dello Stato alle libere associazioni giovanili». Evidente il riferimento all’esperienza e dunque alle istituzioni del periodo fascista, da riprendere e rilanciare nel nuovo contesto sociale, politico ed istituzionale, non mancando l’e­spo­nente comunista di sottolineare il decisivo peso delle organizzazioni sportive di massa.

Infine il democristiano Edoardo Clerici adombrerà, l’11 settembre 1947, nella discussione generale sulla seconda parte della Costituzione, a proposito dell’organiz­zazione del governo, la possibilità di moltiplicare il numero dei ministeri, come ad esempio con l’istituzione anche di un dicastero dello sport. Ma si tratta di un ragionamento incidentale, a proposito della necessità, nell’esecutivo, di creare un consiglio ristretto. Risulta trasversale piuttosto l’attenzione ad evitare l’argomento, troppo chiaramente identificabile come retaggio della strumentalizzazione e dell’istituzionaliz­zazione del sistema sportivo realizzata durante il regime fascista nell’ambito del partito unico.

I partiti della Repubblica dal canto loro sono ben consapevoli dell’importanza sociale ed elettorale del mondo dello sport e, mentre sviluppavano la propria presenza attraverso quelli che poi saranno definiti «enti di promozione sportiva», osservano con grande attenzione il definirsi degli equilibri gestionali del Coni, che a sua volta ha tutto l’interesse a riaffermare un indiscutibile vincolo con le istituzioni, ma anche la sua autonomia ed identità. In questo senso il Quirinale ritrova un posto cruciale.


2. Lo sport al Quirinale

Da pochi mesi insediato sul Colle, al Colle emblematicamente il presidente Einaudi chiude una delle prime e più gravi crisi della Repubblica, aperta dall’attentato a Palmiro Togliatti, il 14 luglio.

Il 10 agosto 1948 «alle 9.45 Gino Bartali, presentato dall’On.le Giulio Andreotti, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri» è ricevuto al Quirinale [9].

Bartali, «accompagnato dalla consorte e dai compagni di squadra, ha ricevuto i com­plimenti del presidente Einaudi per la sua vittoria riportata in terra di Francia». Era passato meno di un mese dall’attentato a Togliatti, la cui carica eversiva, come recita una narrazione consolidata, anche se oggi giustamente circoscritta, proprio la strepitosa vittoria di tappa di Gino Bartali, con successiva riconquista della maglia gialla, aveva contribuito a depotenziare, superando il greve clima di guerra civile che l’at­tentato sembrava avere fatto piombare sulla penisola. In effetti si correva per squadre nazionali e quella italiana indossava orgogliosamente la maglia azzurra sabauda, uno dei tanti segni della «continuità» dello stato nella discontinuità col regime fascista, che dal 1937 aveva cominciato ad imporre la maglia nera, ad esempio alla nazionale di calcio [10].

Per Bartali è anche un risarcimento, perché dopo il suo primo trionfo al Tour, dieci anni prima, non era stato ricevuto da Mussolini a Palazzo Venezia, come altri campioni: certamente, lui cattolico di Azione Cattolica, a causa «della sua fedeltà ad un potere e ad una istituzione alternativi e concorrenti rispetto al regime» [11]. Corrispettivamente poi per il Quirinale repubblicano rendere omaggio alla squillante vittoria di quello che il comunicato ufficiale definisce «il campione del ciclismo internazionale» significa riaffermare sul piano simbolico un ruolo di rappresentanza della nazione che era stato concentrato e strumentalizzato nel duce, capo del governo e capo del partito.

L’udienza «si è protratta per più di quindici minuti»: sulla terrazza prospiciente la Vetrata «alcuni fotografi della Stampa nazionale ed estera, convenuti per l’occasione» hanno ripreso il gruppo.

L’incontro presto assume un tono informale, con Einaudi che ricorda le imprese alpinistiche di uno dei figli e la sua consuetudine con la bicicletta, interrotta dagli acciacchi. Il tema di fondo è il rilievo dell’impresa sportiva per ridare orgoglio e senso di appartenenza degli italiani nel mondo e prima di tutto proprio agli emigranti in Francia e in Belgio. «Il Capo dello Stato ha dato la prescritta ufficialità alla voce corrente che vuole il fiorentino efficace ambasciatore del pensiero italiano all’estero», suggerisce la «Gazzetta». L’affermazione motiva un siparietto, che peraltro ci dice come, anche a proposito della non certo periferica questione della legittimazione istituzionale dello sport, esiste un nesso strutturale tra Quirinale, palazzo Chigi, ovvero il ministero degli Esteri, e la presidenza del Consiglio (ospitata allora al Viminale), che avrà grande evidenza nel passaggio dei Giochi di Roma. «Grande ambasciatore sì – ha tentato di correggersi il Presidente Einaudi – ma non il migliore di tutti gli ambasciatori messi insieme, però. Evidentemente il Presidente non vuol toccare la suscettibilità dell’on. Sforza – ha commentato l’on. Andreotti», conclude il maggiore quotidiano sportivo [12].

Bartali sempre insieme con i compagni di squadra Giovanni Corrieri, Serafino Biagioni, Primo Volpi ed Egidio Feruglio, guidati dal commissario tecnico, un altro grande campione, Alfredo Binda, passa poi a Castelgandolfo: «Se Bartali è stato disinvolto al Quirinale figuratevi qui che si sente di casa», annota «La Stampa» [13]. Udienza di 20 minuti e anche qui grande festa di autografi, con Pio XII che ricorda «la perfetta consonanza tra amore di patria e fede cristiana», definendo il vincitore del Tour, «un campione della patria e della fede. Unisce l’amore della patria all’amore per la religione. Queste cose vanno bene insieme».

Il motivo dei due Colli sequenziali, Quirinale e Vaticano, in questo preciso ordine che si potrebbe dire protocollare, illustrato emblematicamente da due belle fotografie pubblicate l’una accanto all’altra nella «Gazzetta» del 31 maggio 1949, si ripete al momento della visita in Italia della squadra argentina del River Plate, guidata dal più grande calciatore dei suoi e probabilmente di tutti i tempi, Alfonso Di Stefano. La compagine di Buenos Aires si reca a Torino di propria iniziativa per onorare e raccogliere fondi in memoria del Grande Torino, perito poche settimane prima nella tragedia di Superga [14]. Dopo la «partita della solidarietà» a Torino la squadra si trasferisce a Roma: i calciatori «riconoscibilissimi per le loro impeccabili divise azzurre e grigie, hanno sentito tutto l’affetto dei nostri sportivi che li salutavano e li applaudivano mentre essi visitavano gli antichi monumenti della città. E con animo devoto essi si sono recati dal Pontefice, cui sono stati presentati dal Primo Consigliere dell’Ambasciata argentina presso la Santa Sede. Una mattinata indimenticabile, quella di domenica. Nel pomeriggio di sabato sull’ariosa terrazza del Quirinale Luigi Einaudi, presidente della Repubblica Italiana, ha rinnovato le espressioni di gratitudine, di affetto e di solidarietà che hanno accompagnato i graditi ospiti d’oltre Atlantico nel corso del loro viaggio nel nostro Paese» [15]. Una lettera non formale del presidente argentino Juan Peròn al presidente Einaudi l’8 giugno sottolinea il successo e l’importanza della visita proprio dal punto di vista della qualità delle relazioni internazionali [16].

In realtà le strategie e anche gli obiettivi dei due Colli, nell’oggettivo interesse per lo sport, non sono comparabili e neppure di conseguenza conflittuali. Risultano di fatto sinergici, in particolare proprio nella prospettiva internazionale. La misurata presidenza Einaudi non rincorre il registro di Pio XII, il «papa degli sportivi», sostenuto dalla azione delle organizzazioni cattoliche di massa, come il Centro Sportivo Italiano. Il registro quirinalizio è piuttosto quello del riconoscimento, della legittimazione, della valorizzazione e della partecipazione istituzionale, solenne ed efficace, tanto sul piano interno che su quello internazionale.

Proprio per il suo carattere insieme di rilievo interno e di vetrina internazionale, il Quirinale pone una particolare attenzione alla vicenda olimpica.

È la prima, grande arena nella quale ritorna a giocare un ruolo importante la nuova Italia democratica ed è molto significativo a questo proposito il ribaltamento post-olimpico.

Se Mussolini rappresentava, come capo del partito e del governo, il terminale unico del dividendo delle affermazioni sportive nazionali, escludendo progressivamente la corona, che aveva invece avuto un ruolo significativo nelle prime forme di socializzazione ginnastica e sportiva nell’età liberale, il Quirinale di Einaudi si riappropria di un ruolo che tutti i successori confermeranno, e sarà anzi enfatizzato con il cambio di registro e gli exploit di Sandro Pertini, in particolare al Mondiale di Spagna 1982, con le due performance, allo stadio, e soprattutto con la partita a carte nel viaggio aereo di ritorno con l’allenatore, il capitano e il “brasiliano” campione del mondo [17].

I Giochi di Londra terminano il 14 agosto 1948. Al loro ritorno gli atleti italiani sono accolti trionfalmente. Il 7 ottobre 1948 il presidente Einaudi riceve i campioni olimpionici dei primi giochi del dopoguerra, cui l’Italia, a differenza delle altre potenze sconfitte, era stata invitata, ritrovando immediatamente il proprio posto nel sistema olimpico. La rappresentativa azzurra riporta una affermazione molto significativa: «lo sport italiano si è classificato al quarto posto su 59 nazioni ed ha eguagliato il numero delle vittorie ottenute alle penultime Olimpiadi (Berlino 1936) con 8 titoli, superando le più rosee aspettative data la profonda ripercussione che anche sullo sport ha avuto la guerra e il periodo immediatamente successivo» [18].

Così il Coni si autorappresenta al Quirinale, non senza alcune significative preterizioni facilmente identificabili:

«Il CONI è un ente morale retto da apposita legge del 1942 modificata nel 1947. Coordina, controlla e disciplina tutto lo sport italiano a mezzo delle 25 Federazioni Sportive Nazionali ad esso affiliate e che raccolgono due milioni di atleti praticanti. Ne è Presidente, in seguito a regolari elezioni democratiche come previste dalla suddetta legge, l’avv. Giulio Onesti, il quale in un primo tempo nominato Commissario del­­l’Ente fu successivamente eletto nel dicembre del 1946; siffatta elezione fu confermata con votazione alla unanimità il 10 agosto 1947».

«Scopo generale dell’Ente – continua l’appunto – è la propaganda dell’esercizio sportivo e alla preparazione dei campioni; scopo finale è la partecipazione ai Giochi Olimpici quadriennali. Il Coni – conclude l’appunto di auto-presentazione – ha mezzi finanziari esclusivamente derivanti dalla propria organizzazione e da [sic] allo Stato per imposte sui Concorsi Pronostici e per tasse sullo spettacolo una cifra sicuramente superiore ai tre miliardi e 500 milioni annui». I partecipanti all’udienza sono «presentati dal sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio on. Andreotti e dal presidente del Coni», con cui cominciava a fare coppia rodata. Salgono al Colle, insieme alle medaglie d’oro, lo stato maggiore del Coni e i presidenti delle discipline medagliate: il presidente Onesti col segretario generale Zauli, Rodoni del ciclismo, Mazzini, presidente della Montecatini, che presiedeva anche la federazione della scherma, Giubilo dell’atletica pesante, Rossi, del pugilato, Tappella del nuoto, e infine il già ricordato Carlo Montù, presidente del Canottaggio, carica che aveva accettato appunto per dare il suo contributo alla ripresa del sistema sportivo dell’Italia democratica.


3. Anteprima olimpica

In effetti tra i risultati dei giochi di Londra c’è anche un’altra vittoria, ovvero l’at­tribuzione all’Italia, decisa dalla sessione Cio tenutasi nell’occasione olimpica, della sede della XLIII sessione, prevista per l’anno successivo: un appuntamento di particolare importanza perché avrebbe dovuto prendere la decisione sull’attribuzione dei Giochi del 1956. Si deciderà infatti in quell’occasione l’attribuzione all’Italia dei Giochi invernali, intesa come premessa per quelli estivi, rocambolescamente sfuggiti prima della guerra. La regia del doppio passaggio è di Alberto Bonacossa, confermato al Cio e soprattutto nella Commissione esecutiva, in attesa della piena reintegrazione del conte Thaon di Revel, che prudentemente si astiene nel complesso passaggio del­l’epurazione e riprenderà a pieno titolo il suo posto proprio in occasione della sessione di Roma, che si svolge dal 24 al 30 aprile 1949.

«La scelta della nostra Capitale a sede delle riunioni del massimo Ente sportivo mondiale è un primo passo che potrebbe far pensare alla possibilità di vedere realizzate le nostre aspirazioni», osserva Giuseppe Zanetti sul «Messaggero» del 23 aprile, un ritaglio conservato nel dossier trasmesso al presidente Einaudi: «Del resto tutte le delibere di questo Alto Consesso ben poco interessano la massa sportiva che preferisce vedere lo sport sui campi e sulle piste piuttosto che a tavolino. Le decisioni riguardano i dirigenti delle Federazioni e gli studiosi di organizzazioni sportive. Gli appassionati chiedono solo di conoscere al più presto se le Olimpiadi del 1956 si svolgeranno a Detroit o a Melbourne od a Buenos Aires e se vi saranno speranze di averle a Roma nel 1960». In realtà all’ordine del giorno c’è anche la designazione della sede dei giochi invernali del 1956 che vede la schiacciante affermazione di Cortina, sotto l’abile regia di Alberto Bonacossa. È il nobile lombardo, proprietario della «Gazzetta dello Sport» il 26 aprile 1949 ad accompagnare all’udienza al Quirinale il presidente Edström e il suo vice e successore Brundage, alla testa della folta delegazione olimpica [19].

Il giorno successivo la delegazione, sempre guidata da Sigfrid Edström, è in Vaticano. Pio XII «si è affabilmente intrattenuto con i singoli Delegati, parlando con loro nei diversi idiomi, interessandosi alle attività a cui attendono, ed ai lavori del presente congresso» [20].

D’altra parte anche Coubertin, al tempo della prima, fallita, candidatura di Roma ai Giochi aveva preso contatti con entrambe le sponde del Tevere, ancora divise dalla «questione romana», ma accomunate dall’interesse per lo sport. La sinergia, quarant’anni dopo, funziona perfettamente, con l’obiettivo di «Roma olimpiaca».

I risultati della sessione, che vede il debutto di Giulio Andreotti sul palcoscenico olimpico, incaricato di tenere, in rappresentanza del presidente del Consiglio De Gasperi uno dei tre discorsi iniziali, sono totalmente positivi. L’evento, come è stato giustamente sottolineato «segnò anche un rafforzamento delle sinergie fra i dirigenti del CONI e il Governo, ancora ampiamente disorganiche, in vista proprio della candidatura olimpica di Roma» [21].

Che viene avanzata dal sindaco Rebecchini proprio sulla base del felice esito del meeting di Roma, con una lettera al Cio del 19 novembre 1949. La decisione ufficiale non sarà presa che a Parigi il 16 giugno 1955: lo spazio intermedio disegna un percorso olimpico di crescente rilievo, di cui al Quirinale sono scanditi i passaggi «domestici» più significativi.

Lo sport assume dunque un rilievo molto chiaro, con le sue molteplici implicazioni culturali, e sociali. Lo sport olimpico ne rappresenta il filo rosso, fino ai periodizzanti giochi di Roma.

Il 29 ottobre 1952 la consuetudine è ormai stabilita e il presidente Einaudi riceve i vincitori di Helsinki [22]. L’udienza è ormai allargata a tutti i medagliati. L’appunta­men­to si configura ormai come una sorta di solenne e istituzionale festa dello sport in riferimento al Capo dello Stato e nello stesso tempo di manifestazione di orgoglio nazionale. Sono sempre Andreotti e Onesti a presentare atleti e dirigenti.

Il 17 maggio 1953, «in considerazione dell’importanza nazionale ed internazionale dell’avvenimento» [23], Einaudi interviene alla manifestazione d’apertura del nuovo Stadio Olimpico di Roma. Il finanziamento della rilevante opera, presentata tra le più moderne in Europa, è garantito proprio dal soddisfacente funzionamento del sistema del Totocalcio, ormai a regime, che vede l’interesse e il plauso dei vertici Cio: «un colpo d’occhio magnifico e, bisogna dirlo, un ordine perfetto», osservano i giornali [24].

Accanto alla partita della nazionale italiana con l’Ungheria, allora probabilmente la più forte al mondo, viene anche previsto l’arrivo della tappa Napoli-Roma del Giro d’Italia (che poi ritarderà un poco): gli sport più popolari si allineano nella direzione olimpica.

Se la partita si conclude con una sonora sconfitta per l’Italia – per cui il direttore del «Corriere dello Sport» si sente in dovere di presentare le «rispettose scuse» al presidente Einaudi [25] – il successo ed il valore simbolico dell’evento risaltano proprio nella prospettiva olimpica, garantita dal sottosegretario Andreotti. Entusiastico il report del segretario del Cio Otto Mayer.

Sempre a sottolineare l’ampia condivisione tra le due sponde del Tevere dell’impe­gno istituzionale per lo sport, nella direttrice olimpica, se il Cardinale Vicario di Roma provvede alla benedizione, alla vigilia il Papa aveva ricevuto nella sala del Concistoro i dirigenti del CONI, delle federazioni sportive e «un folto gruppo di campioni olimpici e atleti italiani». Nell’impegnato discorso aveva auspicato «l’armonia della Cupola e lo stadio, come tra l’anima e il corpo» [26]. Erano presenti il presidente del Csi Gedda e il Sottosegretario Andreotti il quale offre un pranzo «in onore degli atleti italiani vincitori di Olimpiadi o Campioni del Mondo» presso l’Albergo Excelsior, che viene eletto, dalla sessione Cio del 1949 alle Olimpiadi, il centro logistico di prestigio (a prezzi concordati) dell’ospitalità olimpica italiana.

L’elezione di Giovanni Gronchi alla presidenza, non cambia le coordinate di legittimazione e di impegno che si erano affermate nel settennato di Einaudi. Se il primo presidente aveva partecipato a pochi e qualificati eventi sportivi, in particolare il Concorso ippico internazionale di Roma, non aveva esitato a patrocinare vari avvenimenti di scala molto diversa e anche locale [27]: il 31 ottobre 1954 la presidenza del Consiglio autorizza «lo scarico di una coppa d’argento con astuccio (II misura, gr 812) fornita dalla ditta E.D. Lamperi di Firenze per la somma di lire 34.860 – destinata, quale premio del presidente della Repubblica, al Campionato Regionale Toscano di Ginnastica Artistica indetto dalla Palestra Ginnastica Pisana» [28]. La location, quasi simboleggia il successivo passaggio di consegne al Quirinale con l’allora presidente della Camera. Il suo successore non lesina il patronato, concesso ad eventi anche di diversa rilevanza, dai campionati mondiali ad eventi più locali, segno di un crescente rilievo del fenomeno sportivo nella società, ma anche del radicamento della Presidenza della Repubblica, istituzionale e simbolico.

L’asse strategico resta peraltro quello olimpico.


4. «Cortina d’Ampezzo rappresenta una prova delle capacità organiz­zative dell’Italia democratica»

Il 26 luglio 1955, con la richiesta formale da parte del Coni del patronato e dell’intervento del Capo dello Stato a Cortina, il Quirinale apre ufficialmente, per quanto concerne il coinvolgimento diretto, il dossier olimpico [29]. La decisione di assegnare i giochi del 1960 a Roma, formalizzata, come si è visto, poco più di un mese prima a Parigi rafforza e allunga la prospettiva e dunque il rilievo dell’investimento anche da parte della presidenza della Repubblica. Il 13 agosto, viene formalizzato il via libera dalla presidenza del Consiglio, per la conferma del Patronato e per la partecipazione di Gronchi all’inaugurazione dei Giochi. Sarà occasione anche per una breve visita alla produzione di occhiali del distretto cadorino, la mostra della Occhialeria e la fabbrica Safilo e alla città di Belluno [30].

Il CONI non lesina gli aggettivi, presentando l’appuntamento olimpico: «i Giuochi di Cortina d’Ampezzo hanno già segnato un assoluto primato di iscrizioni. Essi saranno i più grandi Giuochi Invernali della storia olimpica. Il complesso sportivo di Cortina è il più moderno e perfetto del mondo. Tutti gli impianti sono stati costruiti ex novo dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Inoltre la partecipazione delle autorità governative si è concretata nell’apertura di strade, nell’allargamento delle strade già esistenti, nella costruzione di un nuovo palazzo delle Poste, ecc. Da un punto di vista organizzativo l’impegno di Cortina è stato il più grande sino ad oggi sostenuto dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano». La nota con compiacimento sottolinea come «nel 1960 lo stesso Comitato dovrà provvedere ad una organizzazione ancora più possente, quella dell’Olimpiade di Roma» e comunque «Cortina d’Ampezzo costituisce una prova delle capacità organizzative dell’Italia democratica. Può dirsi che l’asse­gnazione dell’Olimpiade di Roma sia stata fatta all’Italia anche sulla base della grande dimostrazione offerta attraverso l’organizzazione di Cortina d’Ampezzo, che il Cio ha continuamente seguito nel suo sviluppo».

Una vetrina dell’Italia democratica insomma, una manifestazione di perfetta efficienza, frutto di una preparazione accurata e di un’ampia convergenza di energie.

Cui il presidente Gronchi offre il suggello auspicato. Giovedì 26 gennaio, dopo una notte di viaggio con il treno presidenziale, il Capo dello Stato arriva a Cortina a bordo della Fiat 2800, che rappresenta di per sé uno dei segni della continuità dello Stato (e del Quirinale, tra monarchia e repubblica) [31].

Nella prima pagina dell’Official Report dei VII Giochi Olimpici Invernali, campeggia la fotografia di Giovanni Gronchi [32], «patron» dei Giochi.

Viene dato scrupolosamente conto non solo della parte sportiva, ma anche dell’im­por­tantissimo retroterra mondano-istituzionale. «L’attrezzatura alberghiera cortinese – si legge nel report – agevolava in maniera encomiabile questi scambi di cortesie. I principali alberghi, infatti, come il Miramonti, il Cristallo, il Bellevue, il Posta, il Savoia e tanti altri, erano sempre in condizione di poter far fare una bella figura a qualunque anfitrione.

Un banchetto ufficiale venne offerto dal signor Presidente della Repubblica il 26 gennaio al Miramonti. Furono invitati i membri del C.I.O., i Presidenti dei C.N.O. e delle F.I., i membri del C.O., i Ministri, i Sottosegretari e gli Ambasciatori presenti ai Giochi.

Il giorno successivo, lo stesso presidente Gronchi offrì un grandioso “cocktail party”, sempre al Miramonti, con l’intervento di larghe rappresentanze di dirigenti e atleti delle squadre partecipanti».

Il cerimoniale scorre preciso: «il presidente del Comitato organizzatore, conte Thaon di Revel, ha pronunciato il saluto protocollare, pregando il Capo dello Stato di voler proclamare l’apertura dei Giochi. Dopo questo invito il Presidente della Repubblica ha dichiarato aperti i settimi Giochi Invernali di Cortina d’Ampezzo, celebranti la XVI Olimpiade della era moderna. […]

Alle ore 12,27 il Presidente della Repubblica ha lasciato lo stadio e successivamente ha avuto inizio la sfilata di deflusso, conclusiva della cerimonia di apertura».

Le giornate olimpiche di Gronchi proseguono nel pomeriggio, quando, sempre al­l’hotel Miramonti il presidente del Coni presenta al Capo dello Stato la squadra italiana. Più tardi si intrattiene con la stampa italiana ed estera.

Nel tardo pomeriggio assiste, allo stadio olimpico alla prima partita della squadra italiana di hockey, un modesto pareggio, per poi recarsi a pranzo all’hotel Cristallo, ospite del ministro Angelini.

Anche la mattinata del 27 gennaio è dedicata alle gare, prima il bob a due, specialità dove gli italiani sbancheranno il medagliere, di buon mattino, e poi un’altra partita di hockey.

Il grande successo della manifestazione fa passare in secondo piano un piccolo rilievo quirinalizio alla gestione del cerimoniale, molto indicativo peraltro anche del tono ormai assunto dalla Presidenza della Repubblica.

Quanto il suggello olimpico alla definitiva presa del Quirinale repubblicano sull’ar­ma­mentario simbolico sportivo fosse chiaro ed evidente, mostra un episodio dell’anno successivo.

Il 23 maggio 1957 si svolge infatti un imprevisto ma significativo incontro tra la nazionale italiana di calcio e … l’ex-re Umberto. Gli azzurri erano a Lisbona per la partita con il Portogallo valida per le qualificazioni a Svezia 1958. L’obiettivo non fu centrato, anche per effetto della sonora sconfitta che l’Italia subì tre giorni dopo, il 26, contro una compagine, quella portoghese, assolutamente modesta. Questa trasferta tuttavia qui interessa, al di là del fatto sportivo, in quanto mette in evidenza proprio il dato strategico della successione realizzata dal Quirinale repubblicano su quello monarchico. Coccolati dalla Federazione portoghese gli azzurri sono imbarcati in un pullmann per visitare i pittoreschi dintorni della capitale lusitana: «nel passare davanti alla Villa Italia, la quale è diventata uno dei punti di interesse della zona, fu offerto dai dirigenti portoghesi ai giocatori di visitare l’ex Re ed a ciò furono anche sollecitati in verità dai giornalisti e fotografi che li accompagnavano. Umberto di Savoia che si trovava a casa concesse volentieri una breve conversazione».

Onesti, scrivendo il 28 maggio al Quirinale per giustificare l’episodio, immediatamente stigmatizzato dalle autorità italiane, nota che «non parteciparono alla visita né i dirigenti ufficiali della Federazione, ing. Barassi e dott. Pasquale, rispettivamente Presidente e Vice-Presidente, non ancora giunti a Lisbona, né il capo della comitiva italiana, Consigliere federale Domenico Chiesa che aveva semplicemente consentito al giro turistico» [33].

Il rapporto è comunque molto fluido e Onesti non perde occasione, dopo il precedente rappresentato dall’inaugurazione dell’Olimpico, per invitare il Capo dello Stato alle partite della nazionale azzurra, come quella con l’Irlanda del Nord, disputatasi a Roma il 25 aprile, il retour-match con la quale sarà fatale agli azzurri esclusi dai mondiali di Svezia 1958. Invito come i precedenti cortesemente declinato. Sempre molto presente nella sua Toscana Gronchi ad ogni buon conto il 28 giugno 1957 assiste alla partita di calcio in costume e ritorna a Firenze per questo evento anche il 10-11 maggio 1959.

La presidenza peraltro diventa un riferimento per manifestazioni sportive di vario tenore.

Particolare significato assume, nell’anno olimpico, la partenza dell’edizione del Giro d’Italia, il 19 maggio 1960, simbolicamente data proprio al Quirinale [34]. Non a caso nell’anno olimpico viene designato il campione olimpico 1956 Ercole Baldini a portare il saluto degli atleti al presidente Gronchi. La presenza della variopinta carovana crea non pochi problemi all’occhiuto cerimoniale quirinalizio, che negozia molti paletti, ottenendo che i ciclisti indossino la tuta «anziché le variopinte magliette ed i pantaloncini corti con i quali verrà data la partenza in altra sede». Si invocano «i limiti di dignità», che peraltro «si potranno facilmente far accettare». Come per ottenere che la carovana pubblicitaria che accompagna il Giro stazioni al Colosseo. Tutto questo, come conclude il responsabile dell’ufficio stampa «ad evitare spiacevoli inconvenienti (peraltro verificatisi quando si recarono dal papa) che ridicolizzerebbero la cosa».

L’effetto è comunque positivo e nelle cronache dei giornali, come ad esempio «La Stampa», ovviamente attente soprattutto al dato del risultato sportivo della tappa, il chia­smo è riuscito, così da dar vita ad «una cerimonia breve, ma sentita, pittoresca e simpatica» [35].

Decisivo il fatto che «la cerimonia verrà trasmessa dalla Televisione in ripresa diretta». È un passaggio strategico per lo sviluppo dello sport, che le istituzioni sportive giocano in sinergia con quelle politiche, appunto attraverso l’emittente di Stato ed avrà il suo massimo suggello iniziale proprio con i Giochi di Roma.

Al di là delle grandi manifestazioni, l’elenco dei patrocini di Giovanni Gronchi è in questo senso molto indicativo [36]: il climax è decisamente ascendente fino all’appun­ta­mento olimpico di Roma [37]. Del complesso processo di preparazione – di cui l’inau­gurazione dello stadio aveva rappresentato il prologo necessario e paradigmatico – il Quirinale è tenuto costantemente informato.


5. «Con ritmo alacre e proficuo». I Giochi di Roma

Il presidente del Coni è in udienza il 25 ottobre 1957 e poi il 15 gennaio e il 5 maggio 1958 [38]. È l’occasione per informare puntualmente il presidente Gronchi dello sviluppo dell’«attività organizzativa per i Giochi della XVII Olimpiade», che illustra ed assicura procedere «con ritmo alacre e proficuo secondo il piano generale». Le relazioni con il Palazzo si sviluppano su vari fronti, anche in senso biunivoco. Proprio alla vigilia dei Giochi, il 3 aprile il segretario generale Nicola Picella ringraziava Onesti per aver assegnato un milione di lire «per le spese di propaganda e di assistenza nel settore dello sport svolte dalla presidenza della Repubblica» [39].

Mercoledì 4 marzo 1959 Gronchi, accompagnato da Giulio Andreotti, nella sua qualità di presidente del Comitato Organizzatore, compie una visita agli impianti olimpici [40]. È un itinerario di un paio d’ore che inizia all’Eur, con il palazzo dello Sport e il velodromo, percorre il Foro italico, dove visita lo stadio del nuoto e, dopo aver presenziato alla posa della prima pietra del nuovo ponte sul Tevere di Tor di Quinto, passa allo stadio Flaminio e al Villaggio olimpico. Incontra sui diversi cantieri gli architetti responsabili, Nervi, Liggini, Vitellozzi, Del Debbio, Cestelli-Guidi, Cafiero e Moretti, protagonisti del grande laboratorio olimpico. È accompagnato ed accolto, oltre che da Andreotti, dai ministri Togni e Tupini, dal sindaco Urbano Cioccetti e dal presidente Onesti.

Una seconda proposta di visita, ai primi di giugno, è respinta, e differita «in epoca più vicina alle Olimpiadi, quando tutto sarà pronto». Si trattava dell’aeroporto di Fiumicino, che effettivamente inaugurerà il 20 agosto, delle opere viarie, la via Olimpica, i cavalcavia che la caratterizzano, corso Francia. Anche gli altri appuntamenti di preparazione olimpica sono passati al vaglio con attenzione, per non banalizzare la presenza del Capo dello Stato. Il 14 luglio 1960 visita comunque la Mostra storico-artistica dello sport allestita al Palazzo delle Scienze all’Eur.

Nel numero del 20 agosto il «Corriere dello Sport» sintetizza le attese olimpiche: «Stamattina alle ore 8,15 la “Fiaccola” olimpica con una cerimonia solenne e suggestiva è giunta a Messina sotto gli occhi trepidanti di trentamila persone. Mentre la fiaccola olimpica avanza verso Roma tra due ali di folla osannante e nella Capitale fervono i preparativi per il grande spettacolo, il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi visita i porticcioli di S. Lucia, Molosiglio, Posillipo e Mergellina in gran parte costruiti ex novo che hanno comportato una spesa di un miliardo e mezzo. Il Presidente ha quindi passato in rassegna gli equipaggi dei “dragoni” alla fonda a S. Lucia soffermandosi a parlare con alcuni “skippers” tra i quali il Principe Costantino di Grecia. Salutato dalla folla il Presidente della Repubblica ha lasciato i luoghi visitati.

Domani alle 21,30 avranno inizio ufficialmente i giochi in occasione della Olimpiade di Roma con il “Palio dei Balestrieri” a Gubbio.

Nell’ultimo test pre-olimpico Livio Berruti ottiene un ottimo tempo 15’’2 sui 150 metri, dimostrando di poter puntare alla vittoria sui 200 metri».

Nel Report ufficiale dei Giochi di Roma la foto del presidente lo ritrae in una posa ed un abbigliamento assai più decontratti ed appare più sereno e sorridente rispetto alla posa ufficiale di Cortina [41].

I Giochi sono preceduti dalla 57a sessione del Comitato Internazionale Olimpico aperta ufficialmente al Palazzo dei congressi dell’Eur il 20 agosto. Per la prima volta nel dopoguerra la sessione è aperta dal discorso del Capo dello Stato ospitante, che vale la pena di citare ampiamente, in quanto rappresenta il primo e fino a quel momento unico intervento del presidente della Repubblica sul tema dello sport.

«Allorché fu designata come sede dei Giochi Olimpici l’annuncio fu accolto col più vivo compiacimento dall’intera Nazione e le autorità, consapevoli delle responsabilità che loro incombevano, si posero subito al lavoro non risparmiando né energie né mezzi affinché risultassero il più possibile efficienti le attrezzature e confortevole l’ac­coglienza a quanti dovevano giungere nell’urbe nella memoranda circostanza. Noi oggi possiamo volgere lo sguardo con legittima soddisfazione alle opere realizzate, nella speranza che gli sforzi che abbiamo compiuto e le difficoltà che abbiamo dovuto superare, difficoltà derivanti dalla vastità e dalla complessità dell’organizzazione, trovino anche negli altri il giusto apprezzamento». Dopo avere ricordato che «moltitudini di attenti spettatori vedranno direttamente o sugli schermi televisivi lo svolgersi di questa grandiosa parata», conclude: «possano le Olimpiadi rinvigorire al speranza e la fede nel più alto destino degli uomini e passano i giovani atleti, ritornati nelle loro case oltralpe e memori del loro soggiorno romano, nel corso del quale si sono sentiti uniti al di sopra di ogni personale ambizione e al di là di ogni differenza di lingua e di razza e di pensiero, possano questi giovani, dico, farsi assertori della possibilità e della necessità di una pacifica convivenza dei popoli nei nomi stessi della vita, della libertà e della civiltà» [42].

Massima la cura protocollare: «This Ceremony, undoubtedly one of the most significant, attained particular solemnity with the attendance of the Head of State, the President of the Council of Ministers, the Members of the Government and Parliament, as well as all the diplomatic Representatives accredited to the Italian Government and the Holy See. In addition, all members of the I.O.C. and their families, the Presidents, the Secretaries-General and the Members of the N.O.C.s and I.S.F.s, the Heads of the teams taking part in the Games, the Olympic attachés, members of the Organizing Committee and all the accredited journalists, and the operators of the R.A.I. Television Service were present, a total of 1,838 persons.

The service of honour on the square in front of the Palazzo dei Congressi was carried out by groups of mounted Carabinieri and Public Security Police. Ten Valets of Vitorchiano with silver trumpets lined up on the huge level space in front of the steps and announced the arrival of the Head of the Italian State with the “Fanfares of Rome”.

After being received by the Authorities present, the Hon. Gronchi moved towards the large hall, while eighteen trumpeters from the Carabinieri sounded, three times, the leit-motif of the Games. A rendering of the Italian National Anthem then followed and immediately after the permanent orchestra and choir of the Academy of Santa Cecilia (composed of 100 singers, 50 men and 50 women), directed respectively by Maestro Vincenzo Bellezza and Maestro Bonaventura Somma, began the execution of a choral and orchestral programme with the Semiramide Symphony by Rossini.

After the speech by the Mayor of Rome, the orchestral programme continued with the “Va pensiero sull’ali dorate”, from Nabucco and with “O Signor che dal tetto natìo”, from Verdi’s Lombardi alla Prima Crociata. The orchestra continued the programme after the speech by the President of the International Olympic Committee with the Hymn of the Sun, from Mascagni’s Iris. The evocative ceremony attained its highest significance during and after the speech of the Head of the Italian State.

The Hon. Gronchi successively took leave of the Authorites while the Carabinieri trumpeters once more played the leit-motif of the Games».

Simile il tono della cerimonia di apertura dei Giochi, sempre nel Report ufficiale, che insiste sul ruolo del Capo dello Stato: «At the end of the marshalling, the President of the Organising ommittee, Hon. Andreotti, accompanied by the President of the International Olympic Committee, Mr. Brundage, made his way to the podium situated at the centre of the field to pronounce his opening speech, underlining the evergrowing progress of the Olympic Games: “The five Olympic rings – stated the Hon. Andreotti in the course of his speech – which were initially the symbol of a generous and almost romantic intercontinental Unitarian aspiration, have already become a living sports reality which richly reward the efforts, the disappointments and sacrifices of all the pioneers of this modern crusade, strengthening the ties between men. There have been, are, and unfortunately will remain, all too many causes of contrast which hold the spirits of hundreds of millions of families in alarm, and all too often violence has got, and still gets, the better of reason and the exact vision of the interests of the peoples, which must necessarily be the interests of peace.

Thus, all that which really contributes to directing the exuberant energies of individuals and of Nations towards peaceful, physical, and intellectual contest, should be appreciated, recognised, and upheld”» [43]. In realtà il discorso del presidente del Comitato organizzatore, di cui qui è citato un breve passaggio fu unanimemente giudicato troppo lungo e troppo dettagliato, ma questo forse era l’obiettivo, così da avere anche una eco di politica interna. Ad ogni buon conto il presidente del Cio rinuncia ad un intervento strutturato che aveva preparato e si limita alla frase protocollare, pronunciata in italiano.

«Immediately afterwards – prosegue il Report – the President of the I. O. C., Mr. Avery Brundage, addressed the following invitation to the Head of the Italian State: “I have the honour of inviting the President of the Italian Republic to declare open the Games of the XVII Olympiad of the Modern Era, revived by Baron Pierre de Coubertin in 1896”.

Segue la solenne proclamazione, sempre in lingua italiana: «In the solemn expectant silence of the Olympic Stadium, the Head of the State pronounced the ritual formula: “I proclaim open the Rome Olympic Games celebrating the XVII Olympiad of the Modern Era [44].

The message was greeted with a terrific burst of applause from the crowd who understood that the close of one Olympiad does not mean the end of an epoch, but rather the opening of another, ever more joyful and brilliant».

In realtà le due cerimonie ufficiali in cui era prevista la partecipazione del Capo dello Stato, la Sessione olimpica e la solenne inaugurazione rappresentano solo una piccola parte della mobilitazione quirinalizia in occasione dei Giochi.

Ai «Sovrani e princípi stranieri presenti a Roma, a titolo privato», attentamente e continuamente accuditi dal cerimoniale degli Esteri, durante le Olimpiadi, sono offerte colazioni «dedicate», il 28 agosto al Quirinale, il 1 settembre a Castelporziano, il 2 al Quirinale [45].

Inoltre due ricevimenti sono offerti invece nei giardini del Quirinale, illuminati per l’occasione. Il 23 agosto alle ore 22.00 si svolge (in smoking) il ricevimento in onore dei Dirigenti olimpici internazionali: «verrebbe ad equipararsi – grosso modo – a quelli offerti a Capi di Stato stranieri in occasione di loro visite in Italia». Sono invitati «Membri del Comitato internazionale olimpico, presidenti e segretari generali dei comitati nazionali olimpici, presidenti e segretari generali delle Federazioni sportive internazionali, componenti del Comitato Organizzatore e dei Comitati particolari», per un totale di circa 570 persone, cui si aggiungono i 1.500 tra personalità italiane, corpo diplomatico, alti funzionari e rappresentanti della stampa italiana ed estera.

L’altro appuntamento, previsto per domenica 28 agosto alle ore 18.00 (in abito scuro o uniforme sportiva) «assumerebbe invece il carattere di un incontro tra il Presidente della Repubblica ed i partecipanti ai Giuochi e rivestirebbe un risalto formale meno accentuato». Sono invitati i rappresentanti delle squadre, giudici ed arbitri, attachés olimpici per un totale di circa 1.600 persone, oltre ad altri 500 della stampa accreditata ai Giochi autorità e corpo diplomatico di rango minore del precedente.

La previsione è di un totale di circa 4.100 persone, comparabili con il numero degli invitati al ricevimento del 2 giugno (4.620) e al ricevimento tenuto pochi mesi prima in onore del presidente argentino Frondizi (3.573).

Il catering curato dalla ditta “Alemagna”, che gestisce il famoso caffè Aragno, il menu delle colazioni è invece vagliato personalmente dalla signora Carla. Il servizio da tavola d’argento era stato nel frattempo integrato con una «fornitura per duecento persone della Ditta Cesa di Alessandria» [46].

Non minore, sia pure in una scala ovviamente ridotta, la mobilitazione vaticana, sempre secondo il modello dell’iniziativa convergente dei due Colli. Giovanni XXIII, da poco succeduto al «papa degli sportivi», ne prosegue la linea sui grandi eventi, sia pure con ben minore attivismo. Il 24 agosto accoglie «gli atleti di tutto il mondo convenuti a Roma per i Giochi della XVII Olimpiade dell’Era Moderna». Rivolge un caldo discorso, partendo dal ricordo della visita di Coubertin a Pio X, nel 1905. Convergenza di obiettivi, a partire dalla pace, ribadita a Castelgandolfo incontrando i membri del Comitato Olimpico: «sappiate – e Noi ve lo diciamo con piacere – che l’anima­zione che regna in questi giorni nelle vie di Roma e gli echi che ce ne arrivano sono per Noi un conforto e una gioia. Noi vi troviamo nuovi motivi e un nuovo slancio per alimentare l’ottimismo che Ci anima» [47].

In effetti il grande successo anche istituzionale dei Giochi giustifica un’appendice significativa, per cui, come già era accaduto prima dell’inizio dell’Olimpiade per inaugurare gli impianti, una visita a Napoli conclude la partecipazione diretta del presidente della Repubblica alle vicende olimpiche. Beppe Croce, presidente dell’Unione Velica, propone di utilizzare la circostanza della visita già in calendario il 7 settembre a Napoli per la celebrazione solenne del centenario dell’ingresso di Garibaldi, per presenziare la cerimonia di premiazione delle gare veliche, disputate nello splendido scenario del Golfo [48].

La cerimonia, rapida e suggestiva, «si svolge al Circolo “Canottieri Napoli” con la partecipazione anche del re e della regina degli Elleni Paolo e Federica, accompagnati dalla principessa Irene, in festa per la vittoria del principe Costantino nella classe dei Dragoni». Una appendice che sottolinea il grande impegno e dunque la positiva sanzione istituzionale dei «giochi perfetti» [49].

Dato ribadito il 27 settembre. Nel pomeriggio Gronchi riceve gli «atleti vincitori di medaglie olimpiche» [50]. L’iniziativa e la gestione sono della presidenza del Consiglio, che propone anche il conferimento di un’onorificenza: «l’on. Fanfani, prese dirette intese con il Signor Presidente della Repubblica, ha informato che gli atleti stessi, accompagnati dal Presidente del Consiglio dei Ministri, dai Ministri Andreotti e Folchi, nonché dai dirigenti del Coni verranno ricevuti dal Sig. Presidente della Repubblica, il quale si compiacerà di consegnare le insegne». L’esuberanza fanfaniana riconduce il Capo dello stato ad un ruolo più circoscritto, ma comunque imprescindibile, frutto di un processo di istituzionalizzazione che, con registri diversi, i primi due settennati hanno definito e fissato. Attraverso proprio quel filo rosso olimpico che qui abbiamo seguito e che si salda con uno straordinario successo, non solo sportivo. Sinteticamente lo esprime un ricordo di Giulio Onesti: “Gronchi rimase molto sorpreso per il telegramma di congratulazioni che Eisenhower, allora presidente degli USA gli mandò” [51]. Può essere la emblematica conclusione e sanzione di un processo di sviluppo e di accreditamento del sistema sportivo nazionale che la presidenza della Repubblica segue, asseconda e sigilla, nei molteplici registri ed aspetti che il fatto sportivo implica.


NOTE

[1] Si erano incrociati nelle liste per Torino del blocco nazionale del 1921, quando Villabruna fu l’ultimo degli eletti, in quota combattenti, mentre Montù, con un distacco di meno di mille voti, il secondo dei non eletti.

[2] Einaudi presenzia alle onoranze del generale Montù, in Stampa Sera, 6-7 maggio 1950, p. 2.

[3] F. Bonini, Le istituzioni sportive italiane. Storia e politica, Torino, 2006.

[4] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Einaudi, f. Torino, Onoranze al generale Carlo Montù.

[5] N. Sbetti, Giochi diplomatici. Sport e politica estera nell’Italia del secondo dopoguerra (1943-1953) [Dissertation thesis], Alma Mater Studiorum Università di Bologna. Dottorato di ricerca in Politica, istituzioni, storia, XXVII Ciclo, p. 172, consultabile anche in www./unibo/amsdottorato/7074.

[6] La leggenda dello sport italiano. Testimonianza di Beppe Croce, Roma, 14 dicembre 1981, in A. Frasca, Giulio Onesti. Lo sport italiano, Roma, Comitato Olimpico Nazionale Italiano – Fondazione Giulio Onesti, 2012, p. 161.

[7] G. Palumbo, Un lutto per lo sport mondiale, in I quaderni dello sport, 12 dicembre 1981, ora in A. Frasca, Giulio Onesti, cit., p. 201.

[8] G. Andreotti, Un “consolato” imbattibile, in Giulio Onesti. Rinascita e indipendenza dello sport in Italia, Roma, 1986, p. 39, citato da N. Sbetti, Giochi diplomatici, cit., p. 162.

[9] Archivio Storico della Presidenza della Repubblica (ASPR), Sevizio del Cerimoniale, Einaudi, Diario Storico.

[10] Lo sport nel segno del tricolore. Bicentenario della bandiera italiana, Roma, 1997, pp. 91-93.

[11] D. Marchesini, Fascismo a due ruote, in Sport e fascismo, a cura di M. Canella e S. Giuntini, Milano, 2009, p. 88.

[12] Bartali ricevuto dal Pontefice e dal Presidente Einaudi, in La Gazzetta dello Sport, 11 agosto 1948, p. 1.

[13] Bartali e si suoi compagni da Einaudi e dal Papa, in La Stampa, 11 agosto 1948.

[14] Per sottolineare la memoria presente dell’avvenimento: http://www.toronews.net/tn-out-news/1949-la-solidarieta-del-river-plate-al-torino/?refresh_ce-cp.

[15] ASPR, Ufficio Stampa, Ritagli stampa Einaudi, maggio 1949.

[16] Ibidem. Ringrazio la dott.ssa Laura Curti dell’ASPR per il reperimento di questo documento.

[17] A. Guasco, Spagna ’82. Storia e mito d’un mondiale di calcio, Roma, 2016.

[18] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Einaudi, f. CONI Comitato Olimpionico Nazionale Italiano.

[19] G. De Luca, Einaudi riceve il CIO, «La Gazzetta dello sport», 27 aprile 1949, p. 1. ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Einaudi, f. CONI Comitato Olimpionico Nazionale Italiano.

[20] La cronaca dell’«Osservatore Romano» del 28 aprile è riportata in I Papi e lo sport. Oltre un secolo di incontri e interventi da San Pio X a Papa Francesco, a cura di A. Stelitano, A.M. Dieguez, Q. Bortolato, Città del Vaticano, 2015, p. 65.

[21] N. Sbetti, Giochi diplomatici, cit., p. 360.

[22] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Einaudi, f. CONI Olimpiadi Helsinki 1952.

[23] Comunicazione della PCM alla Presidenza della Repubblica del 9 maggio 1953, ACS, PCM 1951-54, fasc. 3-2-5, n. 51652, ivi, p. 389.

[24] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Einaudi, f. CONI Comitato Olimpionico Nazionale Italiano.

[25] B. Roghi, Roma sugli spalti, «Corriere dello Sport», 18 maggio 1953. Cit. da T. Forcellese, L’Ita­lia e i Giochi Olimpici. Un secolo di candidature: politica, istituzioni e diplomazia sportiva, Milano, 2013, p. 211.

[26] I papi e lo sport, pp. 69 e 90 per la citazione.

[27] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Einaudi, Repertorio dei fascicoli dei patronati.

[28] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Einaudi, f. CONI Comitato Olimpionico Nazionale Italiano.

[29] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Gronchi, f. CONI Comitato Olimpico Nazionale Italiano.

[30] Segretariato generale della Presidenza della Repubblica – Archivio Storico, Visite dei Presidenti della Repubblica in Italia (1948-2015), a cura di M. Cacioli, Roma, 2017.

[31] A. Romano, Tutte le auto dei Presidenti. Storie di ammiraglie, limousine ed esemplari unici utilizzati per scopi “presidenziali” rigorosamente Made in Italy, Roma, 2013.

[32] http://library.la84.org/6oic/OfficialReports/1956/orw1956.pdf.

[33] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Gronchi, f. CONI Comitato Olimpico Naz.le Italiano.

[34] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Gronchi, f. Udienza ai partecipanti al “Giro ciclistico d’Italia”.

[35] La Stampa, 20 maggio 1960.

[36] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Gronchi, Repertorio dei fascicoli dei Patronati.

[37] Il primo patrocinio è concesso alle manifestazioni promosse dal circolo velico di Anzio 4 giugno 1955. Poi in successione i campionati ciclismo su pista, a Pescantina, il 21 giugno 1955, il concorso ippico internazionale a Pinerolo il 22 giugno 1955 e i campionati del mondo di scherma a Roma, iniziati il 8 luglio 1955.

Un appuntamento seguito da sempre con attenzione dalla presidenza della Repubblica con il patrocinio è il Gran Premio automobilistico d’Italia a Monza. Di seguito, a titolo esemplificativo l’elenco dei patrocini concessi da Gronchi in ambito sportivo: Napoli, Settimana motonautica, 7 agosto 1955; Camaiore, VII coppa ciclistica città di Camaiore, 12 agosto 1955; Pontedera, G.S. Juventus, 24 luglio 1955; Campionati d’Italia, Atletica Leggera, 2 dicembre 1955; Trieste, Staffetta notturna trofeo Repubblica, 30 maggio 1955, patrocinio rinnovato il 1 giugno 1956; Torino concorso internazionale di equitazione 6 ottobre 1955; Gardone Riviera, Riunione internazionale di motonautica, 17 giugno 1955; Genova, Raduno motociclistico, 6 maggio 1956; Stresa concorso ippico internazionale, 21 luglio 1956, patrocinio reiterato per le edizioni successive; Campionati italiani femminili di atletica leggera, 6 settembre 1956; 5 febbraio 1957, concorsi ginnastici internazionali; Firenze, Campionati nazionali universitari, 2 maggio 1958; Federazione Italiana bridge 21 aprile 1960; Venezia Campionato mondiale sport equestri, 17 settembre 1960; Bolzano, Concorso Ippico internazionale; Campionati mondiali di scherma, Torino 30 maggio 1961; Torino, Centro Sportivo italiano 26 giugno 1961; Bologna, celebrazioni novantesimo anniversario S.S. Virtus, 22 settembre 1961; Cortina, 27 gennaio 1962, Concorso ippico nella neve.

[38] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Gronchi, f. Udienza all’avv. Giulio Onesti.

[39] A. Frasca, Giulio Onesti, cit., p. 77.

[40] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Gronchi, f. Roma – Olimpiadi 1960.

[41] Comitato Olimpico Nazionale Italiano, VII Giochi Olimpici Invernali – VII Olympic Winter Games – Cortina d’Ampezzo 1956, Official Report, Roma, s.d., p. 6.

[42] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Gronchi, f. Roma – Olimpiadi 1960.

[43] The Games of the XVII Olympiad – Rome 1960, The Official Report of the Organizing Committee, by the Organizing Committee of the Games of the XVII Olympiad, Rome, 1960, vol. II, 1, p. 15,

[44] Questa frase, ovviamente in italiano, è usata come titolo del Corriere dello Sport, 26 agosto 1960, seguito dalla riproduzione della firma manoscritta del presidente Gronchi.

[45] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Gronchi, f. Roma – Olimpiadi 1960.

[46] Ibidem.

[47] I Papi e lo sport, cit., pp. 114-117. Da non dimenticare che Giovanni XXIII riceverà in udienza, nel Cortile di San Damaso, una rappresentanza di atleti paraplegici che ha partecipato ai Giochi internazionali di Roma, il 25 settembre, un appuntamento non previsto nelle agende dell’altro Colle.

[48] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Gronchi, f. Roma – Olimpiadi 1960.

[49] F. Bonini, Le Olimpiadi nell’Italia che cambia, in Irsifar-Istituto Romano per la storia d’Italia dal fascismo alla resistenza, Le Olimpiadi del “miracolo” cinquant’anni dopo, Milano, 2011, pp. 7-16.

[50] ASPR, Sevizio del Cerimoniale, Gronchi, f. Roma – Olimpiadi 1960.

[51] G. Melidoni, Le sue 15 verità, in Il Messaggero, 13 luglio 1977, ora in A. Frasca, Giulio Onesti, cit., p. 188.