Rivista di Diritto SportivoISSN 0048-8372 / EISSN 2784-9856
G. Giappichelli Editore

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Sull´invalidità delle clausole compromissorie contenute negli statuti delle federazioni sportive * (di di Giovanni Romano, Dottorando di ricerca. Lorenzo Serafinelli, Dottorando di ricerca.  )


The article aims at giving an insight of the decision rendered by the Court of Appeal of Brussels in the case n. 6348/2018. In this controversy, the Belgian court has established, incidentally, that the sport arbitration agreement was invalid (rectius, inexistent) in light of Belgian law, even though, in our opinion, it was not Belgian law that should have been applied. The issue of the law applicable to the arbitration agreement represents a good starting point in order to take into consideration the backlash against sport arbitration within – particularly – the European Union and the ECHR framework.

Cour d’Appel Bruxelles, 18ème Chambre F Affaires Civil, arrêt 29 août 2018, n. 6348   Le clausole compromissorie contenute negli statuti delle federazioni sportive, devolutive ad arbitrato di tutte le controversie che possano sorgere tra le parti, non sono riconosciute dal diritto belga come clausole arbitrali in ragione della loro indeterminatezza. Peraltro, tali clausole, inoltre, apparirebbero in contrasto con l’articolo 6 della CEDU e l’articolo 47 della Carta di Nizza.   La société DOYEN SPORTS INVESTMENTS LIMITED, société de droit maltais, dont le siège social est établi à Malte, Midas Court, Flat 4, 55, Triq Pace, Sliema, faisant élection de domicilie au cabinet de Me HISSEL Martin, avocat à 4700 EUPEN, Achenerstrasse 33, partie appelante, représentée par Maître HISSEL Martin avocat à 4700 EUPEN, Achenerstrasse 33, et ME. Jean-Louis Dupont, avocat à 08005 Barcelone, Calle Ciudad de Granada 38-2-1; L’ASBL ROYAL FOOTBALL CLUB SERAING UNITED, dont le siège social est établi a 4100 SERAING, Rue de la Boverie 253, inscrite à la Banque Carrefour des Entreprises sous le numéro 0461.276.867, partie appelante, représentée par Maître HISSEL loco Maître DEMBOUR François, avocat à 4000 LIEGE, Place de Bronckart 1; (… omissis …) CONTRE: L’UNION ROYALE BELGE DES SOCIETES DE FOOTBALL ASSOCIATION ASBL (URBSFA), dont le siège social est établi à 1020 BRUXELLES, avenue Houba de Strooper 145, partie intimée, représentée par Maître STEVANART Audry, avocat à 1000 BRUXELLES, ruede Loxum 25; La FEDERATION INTERNATIONAL DE FOOTBALL ASSOCIATION, dont le siège social est établi à CH-8044 ZURICH, FIFA Strasse 20 PO BOX; partie intimée représentée par Maître TULCINSKY Andrè, avocat à 1060 BRUXELLES, Ruye d’Ecosse 28/1, Me. BARAV Ami, avocat à 75008 PARIS 91, rue du Farbourg St-Honoré et Me. REYMOND Damien, avocat à 75013 PARIS, 40, Boulevard de Port-Royal L’UNION EUROPEENNE DES SOCIETES DE FOOTBALL (UEFA) dont le siège social est établi à Route de Genéve 46, CH-1260 Nyon 2 – SUISSE, partie intimée représentée par Maître WAELBROEK Denis et Me. G. ERNES, avocats à 1060 BRUXELLES, avenue Louise 489; La FEDERATION INTERNATIONALE DES FOOTBALLEURS PROFESSIONNELS (FIFPRO) dont le siège social est établi à Scorpius 161, NL – 2132 LR-Hoofddorp – NEDERLAND, partie intimée représentée par Maître PAEPE Pieter, avocat à 1050 BRUXELLES, avenue Louise 235 (… omissis …) EXPOSE DES FAITS UTILES A [continua..]
SOMMARIO:

1. Premessa - 2. Il fatto - 3. Le travagliate vicende delle clausole compromissorie e l’arbitrato sportivo - 4. Osservazioni conclusive - NOTE


1. Premessa

È davanti agli occhi di tutti come la giustizia sportiva stia attraversando anni burrascosi, in particolar modo nell’ambito degli Stati membri dell’Unione europea. Varie vicende giudiziarie hanno attentato al buon stato di salute di cui godeva la Corte arbitrale per lo sport di Losanna (di seguito, semplicemente, CAS), prova ne è stata la saga Pechstein [1], conclusasi con una recente pronuncia da parte della CEDU [2]. Le clausole compromissorie, contenute negli statuti delle federazioni e devolutive in arbitrato delle controversie emerse nel settore dello sport, sono state chiamate a sedere sulla pietra dello scandalo, costrette a subire attacchi provenienti da molteplici fronti, in particolar modo, dal diritto dell’Unione europea e dal regime di tutela dei diritti fondamentali predisposto dalla CEDU. Questa sorta di backlash nei confronti dell’arbitrato sportivo, invero, si innesta in una tendenza più ampia di avvelenamento della giustizia arbitrale in seno all’Unione europea, che ha trovato fermo supporto nella giurisprudenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo [3]. In tal senso, la prassi in materia di arbitrato sportivo consente di osservare il fenomeno arbitrale nel suo complesso [4]. La sentenza riportata in epigrafe è perfettamente allineata a questo orientamento di delegittimazione della giustizia arbitrale, vista non già e non tanto come efficiente mezzo di risoluzione alternativa delle controversie e di deflazione del contenzioso statale, bensì come ostacolo all’accesso a tutele rimediali effettive, precipuamente statali. Sebbene, nel caso de quo, la validità – meglio dire esistenza – della clausola compromissoria sia stata affrontata incidentalmente e quale mera questione preliminare affinché la Corte d’appello belga potesse affermare la propria competenza a decidere la controversia sottopostale, cionondimeno essa si appalesa quale ulteriore scossa tellurica che fa vacillare le fondamenta dell’arbitrato, sub specie sportivo, e quindi – fatalmente – mina alla legittimità della CAS [5].


2. Il fatto

La pronuncia riportata in epigrafe, emessa il 29 agosto 2018 dalla XVIII sezione civile della Corte di Appello di Bruxelles, trae origine da una controversia che ha visto contrapposti un club di terza divisione belga – la RFC Seraing – e il fondo Doyen, da un lato, e le federazioni calcistiche URBSFA, UEFA e FIFA, dall’altro. La FIFA aveva emesso alcune sanzioni nei confronti del club belga in ragione degli accordi di Third Party Ownership [6], dalla RFC Seraing conclusi con la società Doyen investments. In particolare, l’irrogazione delle sanzioni si fondava sull’accertata violazione, da parte del club, del generalizzato divieto imposto dalla FIFA di fare ricorso al TPO quale strumento di finanziamento. Il club ha, quindi, impugnato le sanzioni dinanzi alla CAS, che ha però ritenuto meritevoli di reiezione le doglianze della ricorrente, confermando la validità delle sanzioni. La decisione è, infine, divenuta definitiva a seguito del procedimento di impugnazione svoltosi dinanzi al Tribunale Federale svizzero, che ha respinto le censure prospettate dalla RFC Seraing. Dopo quest’ultima fase processuale in Svizzera, il club e il fondo Doyen hanno incardinato un autonomo giudizio in Belgio per ottenere l’annullamento delle sanzioni irrogate dalla Federazione, richiedendone la preventiva sospensione in via cautelare. L’ordinanza qui in commento ha deciso tale domanda, ritenendola ammissibile, ma infondata. Non tanto le ragioni dell’infondatezza, quanto quelle poste alla base della ritenuta ammissibilità meritano di essere approfondite. La Corte di Appello, infatti, si è ritenuta competente a conoscere della controversia, rigettando le eccezioni di arbitrato sollevate dalle federazioni calcistiche appellate, e dichiarando l’invalidità/inesistenza delle clausole compromissorie contenute negli Statuti delle federazioni calcistiche sulla base del diritto belga (asseritamente letto alla luce del diritto dell’Unione europea e della CEDU). A seguito della exceptio arbitri sollevata dall’URBSFA, dalla FIFA e dalla UEFA, la Corte ha stimolato il contraddittorio delle parti sul punto. Sulla base anche delle difese svolte dalle parti, l’organo d’appello ha manifestato le proprie perplessità sulla validità delle clausole compromissorie invocate, rilevando come la formulazione di queste fosse eccessivamente generica [continua ..]


3. Le travagliate vicende delle clausole compromissorie e l’arbitrato sportivo

La Corte d’Appello belga, a nostro avviso, ha commesso un errore, in primis, da un punto di vista di impostazione metodologica: ha, infatti, fatto ricorso a un deprecabile escamotage al fine di applicare il proprio diritto nazionale, sostenendo come la legislazione belga in materia di arbitrato sia meramente ripetitiva dei principi univocamente accolti, e pertanto applicabile. L’errore, da un punto di vista di diritto internazionale privato, si estrinseca proprio nel non aver dubitato dell’applicabilità del diritto belga al caso de quo. Infatti, quale sia il diritto da doversi applicare alla validità/esistenza delle clausole compromissorie nelle ipotesi di arbitrati connotati da elementi di internazionalità è tutto fuorché pacifico. E ciò è anche dovuto al fatto che la questione raramente viene affrontata dalle legislazioni nazionali expressis verbis [8]. Come posto in rilievo da autorevole dottrina sul punto, il criterio secondo il quale a dover essere applicato sarebbe il diritto del luogo in cui viene invocata la validità della clausola compromissoria è da ritenersi oramai superato [9]. Ebbene, le soluzioni offerte sul punto, ed estrapolate in via interpretativa, muovono dal­l’esigenza di creare una disciplina identica che trovi applicazione alla clausola compromissoria tanto nell’ipotesi in cui la sua validità sia contestata ante-instaurazione del giudizio arbitrale, quanto che tale contestazione sia sollevata nella fase dell’enforcement. Così da non distorcere il corso della giustizia arbitrale mediante la pronuncia di giudicati possibilmente contrastanti. Di conseguenza, si ritiene – a nostro sommesso avviso – applicabile alla validità della clausola compromissoria, anche in un momento antecedente alla procedura di enforcement del lodo, la disciplina di cui all’art. V(1)(a) della Convenzione di NY, secondo la quale il diritto applicabile alla convenzione di arbitrato – in assenza di una scelta effettuata dalle parti – è quello della sede dell’eventuale arbitrato [10]. Tale impostazione risulta ragionevole, poiché tiene in debito conto il luogo dove dovrà essere instaurato – e svolto – il procedimento arbitrale. Al lume di ciò, non v’è chi non veda come la Corte belga avrebbe dovuto applicare il diritto svizzero sul [continua ..]


4. Osservazioni conclusive

Le insidie incontrate dall’arbitrato sportivo negli ultimi tempi rappresentano, senza ombra di dubbio, un ostacolo alla piena realizzazione della lex sportiva [14]. La primazia della CAS, in effetti, si giustifica proprio perché è avvertita l’esigenza di garantire un organo specializzato, risolutore di controversie in tempi brevi e in maniera uniforme: in altre parole, non si intravvedono alternative a una corte specializzata e «suprema» [15]. Tuttavia, va segnalato che il ricorrente e perdurante problema del conflitto tra la giustizia ordinaria e la giustizia sportiva trova le proprie radici nelle teorie sul ruolo che l’ordinamento sportivo ricopre. Il tema dell’alterità dell’ordinamento sportivo rispetto al diritto statale è il nodo gordiano alla base di tale sequela di indirizzi diversi, e, a tutt’oggi, non ha trovato una chiara e definitiva soluzione, con dottrine variegate e pronunce giurisprudenziali di senso contrastante [16]. E da tale quesito il passo è breve per giungere all’altro punto focale dell’argomento: l’ordinamento sportivo ha natura pubblicistica o privatistica? Entrambe le domande sono troppo ampie per poter essere esaminate in questa sede, ma ci si permetta di poter definire che, qualora l’ordinamento sportivo internazionale dovesse venire inteso come un ordinamento autonomo – con la Carta Olimpica adottata dal CIO come una sorta di costituzione [17] – ovvero come parte dell’organizzazione statale; oppure, e in tal senso si dirige la maggior parte degli studi, con una funzione prettamente privatistica [18], si potrebbero giungere a concezioni completamente antitetiche della natura stessa clausola compromissoria presente nei regolamenti FIFA: norma istituente un vero e proprio sistema giurisdizionale sportivo parallelo e mai sovrapposto a quello statale, ovvero una sorta di «condizione generale di contratto» (un arbitration without privity [19], per usare una nota formula) a cui le società devono per forza sottostare per ottenere l’affiliazione?


NOTE