Rivista di Diritto SportivoISSN 0048-8372 / EISSN 2784-9856
G. Giappichelli Editore

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Superlega & calcio inglese (di Andrea Cattaneo, Senior Lecturer in Law nella Edge Hill University)


Alla vigilia del 18 aprile 2021, dodici delle più importanti squadre di calcio europee hanno annunciato la creazione della Superlega. Due giorni dopo, la Lega era già fallita, a causa del ritiro dei sei club inglesi. Ciò che i club non sono riusciti a considerare, prima della loro decisione di creare una Lega separatista, è stata la reazione dei loro tifosi. In contrasto con il paradigma dei tifosi di calcio l’uno contro l’altro, fedeli ai loro club, i tifosi inglesi si sono uniti per protestare contro la creazione di un prodotto commerciale che è stato percepito come contrario ai principi fondamentali dello sport europeo e della comunità calcistica. Rifiutando i tentativi di ridurre il calcio a una forma di intrattenimento, i tifosi inglesi ci hanno ricordato l’importanza socio-culturale del calcio. Il Parlamento europeo ha sostenuto questa posizione, mentre è stato presentato un ricorso alla Corte di Giustizia per valutare la reazione della UEFA e delle federazioni nazionali.

Indipendentemente dal suo credo, la Superlega ha portato a mettere in discussione la struttura tradizionale della governance dello sport e del calcio europeo. La Corte di Giustizia esaminerà la capacità degli organi di governo di esercitare poteri sia normativi che commerciali. Tuttavia, nel Regno Unito è stata formulata una proposta per istituire un'autorità di regolamentazione indipendente nel contesto della Fan-Led Review.

Il saggio approfondirà il progetto fallito della Superlega, l'approccio delle istituzioni UE, la giurisprudenza della Corte di Giustizia, e la riforma della governance proposta nel Regno Unito.

Parole chiave: Superlega, Governance, Solidarietà, Redistribuzione, Conflitto di interessi, Restrizione del commercio.

Superleague & english football

On the eve of April 18, 2021, twelve of the most important European football clubs announced the creation of the SuperLeague. Two days afterwards, the League had already collapsed, wounded by the withdrawal of the six English clubs.

What the clubs failed to consider before their decision to create a breakaway league, was the reaction of their fans. In contrast with the paradigm of football fans standing against each other in allegiance to their clubs, English fans joined together to protest against the creation of a commercial product that was perceived to be against the fundamental principles of European sports and football community. Rejecting the attempts to reduce football to a form of entertainment, English fans reminded us of the socio-cultural importance of football. The European Parliament has supported this stance, while a case has been brought to the Court of Justice to assess the reaction of UEFA and the National Federations.

Regardless of its faith, the SuperLeague led to questioning the traditional structure of governance of European sport and football. The ability of the governing bodies to exercise both regulatory and commercial powers will be scrutinised by the Court of Justice. However, a proposal to institute an Independent Regulator has been formulated in the United Kingdom in the context of the Fan-Led Review.

The paper will discuss the failed project of the SuperLeague, the approach of the EU institutions and the case law of the Court of Justice, and the Governance reform proposed in the United Kingdom.

Keywords: SuperLeague, Governance, Solidarity, Redistribution, Conflict of Interests, Restraint of Trade.

SOMMARIO:

1. Introduzione - 2. Il modello sportivo europeo - 3. La Superlega - 4. La reazione: dai fan al Governo inglese - 5. Superleghe nel Regno Unito: l’esempio del cricket - 6. Superleghe nel Regno Unito: Premier League e la piramide - 7. Fan-Led Review - 7.1. Sostenibilità - 7.2. Owners’ and Directors’ Test - 7.3. Fan engagement - 8. La Review della Review - 8.1. Conflitto di interessi - 8.2. Sostenibilità - 8.3. Fan Engagement - 9. Conclusione - NOTE


1. Introduzione

Il presente contributo intende discutere il tema della European SuperLeague (ESL) e dei suoi effetti nel contesto del sistema di governance del calcio inglese. La proposta creazione della ESL, e i successivi accadimenti che da tale proposta sono scaturiti, hanno evidenziato significative criticità nel sistema di governo del calcio, e più in generale dello Sport in Europa.

Nel Libro Bianco sullo Sport della Commissione Europea, l’osservanza dei principi di Good Governance era ritenuta condizione necessaria per il mantenimento dell’au­tonomia del sistema sportivo [1]. In mancanza, le autorità pubbliche, siano esse la Commissione europea o autorità nazionali per la concorrenza, hanno dimostrato di essere disposte ad intervenire per sanzionare condotte adottate nell’ambito del governo del mondo sportivo.

La proposta creazione della ESL ha evidenziato due fondamentali criticità del sistema: in primo luogo, il conflitto di interessi, che si manifesta in questo caso nel­l’utilizzo da parte dell’ente di governo dei propri poteri regolamentari, in concomitanza con condotte volte a perseguire interessi di natura commerciale; in secondo luogo, il limitato coinvolgimento nel processo decisionale degli stakeholders, parti interessate che sono soggette al potere regolamentare delle Federazioni. Di particolare interesse, in tal merito, è il livello di partecipazione garantito ai supporters, quali parti interessate nel sistema di governo. I tifosi delle squadre di calcio, che si collocano in una sorta di limbo tra la categoria dei consumatori, hanno tradizionalmente ricoperto un ruolo marginale nella governance del sistema calcistico. Tuttavia, i supporter dei club coinvolti nella ESL e di altri club hanno in questo caso assunto un ruolo di primo piano, in particolar modo nel contesto della Fan Led Review [2] della governance del calcio inglese.

La proposta creazione della ESL ha, infatti, generato grande interesse nel Regno Unito. Il progetto, che in varie forme era stato discusso diverse volte a livello nazionale dai top club inglesi [3], ha visto, tra i suoi fondatori e promotori, 5 società inglesi: il Manchester United, il Chelsea, il Liverpool, l’Arsenal e il Tottenham. Tale partecipazione faceva della Premier League la lega maggiormente rappresentata all’interno della Superlega.

Il contributo, pertanto, analizza le criticità insorte all’emergere della Superlega, che di tali criticità è simbolo più evidente ed apice, e successivamente volge l’at­tenzione alla reazione proposta nel sistema calcistico inglese. Infatti, a partire dal 2021, il Governo inglese ha indetto una review del sistema di governance del calcio inglese, con l’obiettivo di valutare la creazione di un ente regolatore indipendente del sistema calcio.


2. Il modello sportivo europeo

La proposta creazione della ESL è stata da molti percepita quale un attacco al modello sportivo europeo. A prescindere da discussioni circa la legittimità delle posizioni assunte dai proponenti del progetto e dagli oppositori dello stesso dal punto di vista del diritto UE [4], è necessario illustrare la natura e le caratteristiche di tale modello sportivo. Ciò perché tale modello si replica anche a livello nazionale, e la percepita necessità di proteggerne le caratteristiche è un tema di fondamentale importanza per comprendere la reazione del sistema inglese al fenomeno Superlega.

La struttura organizzativa del modello europeo è comunemente immaginata come una piramide. Al vertice ci sono le Federazioni europee, le quali sono esse stesse spesso affiliate a Federazioni internazionali. Al di sotto delle Federazioni si trovano le associazioni nazionali, che generalmente detengono una posizione di monopolio nel­l’or­ganizzazione dello sport a livello nazionale. Alla base della piramide si trovano atleti e club amatoriali. Nella maggioranza dei casi, le discipline sportive sono organizzate all’interno della struttura del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) che comprende le Federazioni internazionali, i Comitati Olimpici Nazionali, i comitati organizzatori dei Giochi Olimpici, le associazioni nazionali, i club, gli atleti e tutti gli altri membri, inclusi allenatori, arbitri, giudici e altri funzionari [5]. Esistono, tuttavia, eccezioni a tale modello, in particolare per gli sport individuali, in cui il sistema organizzativo differisce dalla piramide olimpica [6].

La struttura piramidale così delineata promuove un approccio gerarchico e verticale, in cui il sistema di governance e il processo decisionale sono di competenza delle Federazioni Intercontinentali e Continentali, a livello internazionale, e delle Federazioni Nazionali per quello che concerne le competizioni all’interno dei rispettivi Paesi [7].

L’esistenza e il funzionamento di tale struttura gerarchica trova giustificazione nelle esigenze di efficienza organizzativa, nella misura in cui essa consente alle Federazioni internazionali, e in una certa misura, a quelle nazionali di stabilire: regole standardizzate del gioco; un approccio uniforme rispetto alle questioni etiche; un calendario che eviti sovrapposizioni tra match internazionali e competizioni domestiche; ed un elevato livello di protezione per la salute, la sicurezza e il benessere degli atleti. A tutela di tali obiettivi, le Federazioni internazionali impongono ai propri membri una stretta osservanza del modello, in opposizione a qualsiasi struttura alternativa [8].

In tempi recenti, tale rigidità organizzativa è stata contestata per i limiti che ne condizionano l’operato, a fronte dei principi di good governance [9]. I detrattori di tale sistema asseriscono che la struttura organizzativa sia opaca, essendo capace di concentrare il potere decisionale in mano a pochi individui e limitando la partecipazione delle parti interessate nel processo decisionale. In un’era di commercializzazione del prodotto sportivo, in cui club, atleti e sponsor mirano a massimizzare i ricavi, il ridotto coinvolgimento degli stakeholders nel processo decisionale favorisce l’insorgere di controversie. In particolare, la struttura monopolistica del sistema garantisce alle Federazioni internazionali la possibilità di utilizzare la propria potestà regolamentare al fine di promuovere i propri interessi commerciali, imponendo restrizioni indebite all’at­tività economica delle parti interessate [10].

La via del contenzioso, reale oppure solamente minacciato, è stata utilizzata a più riprese dagli stakeholders per ottenere maggiore riconoscimento del loro ruolo nel­l’ambito dei processi decisionali delle Federazioni. Per esempio, nel 1999-2000 la UEFA decise di riformare la Champions League, in seguito al progetto indetto da Media Partner, e l’allora G-14 decise di creare una Superlega Europea [11]. Per convincere i club partecipanti a non dare seguito a tale progetto, la UEFA ha dovuto ristrutturare la competizione, garantendo maggiori guadagni per i club partecipanti, ed accettare di condividere con gli stakeholders – in particolare European Leagues, European Clubs Association e la FIFPro – alcuni aspetti decisionali [12].

Qualche anno più tardi, nel caso Charleroi, [13] lo Sporting du Pays de Charleroi, supportato dal G-14, presentò denuncia presso la Commissione contro il sistema di rilascio dei giocatori imposto dalla FIFA ai club per le partite delle selezioni nazionali. I ricorrenti avevano contestato la legittimità della norma, ma anche il processo decisionale che aveva condotto all’adozione della norma stessa, in cui i club non erano coinvolti. Il caso verteva intorno all’obbligo di rilascio dei giocatori imposto dalla FIFA ai club per le competizioni delle selezioni nazionali. Poiché tali competizioni erano la principale fonte di guadagno per le Federazioni, era chiaro che il reclamo avesse quale obiettivo la possibilità di influenzare anche la distribuzione delle risorse che la FIFA raccoglieva nello sfruttamento dei diritti commerciali [14]. La disputa fu risolta prima che la Corte di Giustizia potesse pronunciarsi nel merito, visto l’accordo stipulato tra la FIFA e l’allora G14. In tale contesto, la FIFA istituì un fondo di compensazione per i club che rilasciano giocatori per le competizioni delle selezioni nazionali. Al contempo, il G-14 si sciolse, trasformandosi nell’European Clubs Association (ECA), un ente che rappresenta 240 club in Europa [15].

Infine, nel 2015 la FIFPro ha presentato denuncia presso la Commissione contro il transfer system imposto dalla FIFA [16], sostenendo che la sua applicazione fosse anticoncorrenziale, riducendo la capacità dei club di competere per l’acquisizione dei calciatori e disincentivando il reclutamento e lo sviluppo di giovani calciatori [17]. Ancora una volta, la denuncia si è risolta in un nuovo approccio da parte della FIFA, che ha creato il nuovo FIFA Stakeholders Committee, all’interno del quale la FIFPro, l’ECA e le Leghe Europee collaborano per formulare proposte di riforma che saranno adottate dal Consiglio FIFA [18].

Pertanto, nonostante il ricorso al contenzioso abbia avuto un certo successo in passato [19], tale scelta non garantisce risultati certi. Di contro, la Commissione Europea si è espressa regolarmente a favore del dialogo tra parti interessate e organi di governo del sistema sportivo [20]. Il supporto della Commissione nei confronti di iniziative di dialogo sociale nello sport rappresenta un tentativo di instaurare un processo volto ad un sistema di definizione delle regole sportive maggiormente cooperativo ed orizzontale, al contrario del sistema verticale e gerarchico che caratterizza il dogma della governance sportiva.

In tal senso, un velato incentivo per gli stakeholders viene dalla linea tracciata dalla Commissione in termini di tipologie di contenzioso che è disposta a considerare nell’attività di indagine e applicazione del diritto UE. Nel comunicato stampa della decisione ISU, la Commissione ha, infatti, affermato che le Corti nazionali e i tribunali arbitrali sono in posizione migliore per pronunciarsi nel merito, per quanto riguarda le controversie relative alla governance dello sport, comprese quelle aventi ad oggetto i rapporti tra i vari stakeholders, e le controversie che coinvolgono i singoli atleti [21].

A prescindere da possibili critiche in merito, con particolare riferimento alla competenza di una Corte nazionale rispetto ad un sistema di governo basato su normative private sovranazionali, è chiaro quanto l’indirizzo preferito dalle istituzioni europee sia volto a instaurare una cooperazione tra gli organi di governo sportivo e le parti interessate. Tale indirizzo costituisce coerente espressione del disposto dell’articolo 165 del Trattato sul Funzionamento dell’Union Europea (TFUE), a norma del quale l’a­zione dell’Unione è intesa a promuovere la cooperazione tra gli organismi responsabili dello sport.

Di conseguenza, gli organi di governo sportivo che vogliano proteggere la propria autonomia, da un lato, e gli stakeholders che, dall’altro, mirino ad ottenere un riconoscimento delle proprie richieste senza l’incertezza di dover intraprendere azioni legali, dimostrano la necessità di un approccio maggiormente inclusivo alla governance del sistema sportivo.

In ambito calcistico, la piramide organizzativa, sebbene ancora in essere, ha dovuto incorporare alcune parti interessate nell’ambito decisionale [22]. In particolare, gli enti riconosciuti quali rappresentanti di parti interessate hanno, negli anni, esercitato un crescente livello di pressione per ottenere un ruolo di maggiore importanza nel processo decisionale, ed assumere un ruolo di maggiore importanza nell’attività regolamentare, piuttosto che esserne meri recettori passivi [23].

Offrire un maggiore livello di coinvolgimento degli stakeholders nei vari processi decisionali renderebbe, pertanto, tali parti interessate partecipi dell’attività regolamentare, riducendo gli incentivi ad instaurare controversie, e garantendo maggiore legittimità del modello regolamentare adottato [24].

L’indirizzo dettato dalla Commissione ha contribuito a migliorare la governance sportiva, di conseguenza riducendo l’incentivo ad instaurare contenziosi. La creazione della ESL, tuttavia, ha evidenziato criticità tuttora esistenti a tal proposito. Nei paragrafi successivi, si discuterà di tali criticità, dal punto di vista dell’ordinamento giuridico inglese e del sistema calcistico in particolare.


3. La Superlega

Detto brevemente del modello sportivo europeo, il modello calcistico europeo presenta alcune caratteristiche proprie. In particolare, il modello persegue tre principi cardine: un sistema di campionati nazionali aperti, con promozioni e retrocessioni tra i vari livelli; un sistema di distribuzione delle risorse tra le varie serie; la qualificazione a competizioni europee per i club che meglio performano nei campionati domestici di massimo livello [25].

Tali principi sono stati messi in discussione con la proposta fondazione della Superlega.

Il 18 aprile 2021 veniva annunciato che 12 delle principali squadre di calcio professionistiche europee avevano formalmente accettato di formare e partecipare ad una nuova European SuperLeague (ESL) [26]. I club fondatori, ai quali lo statuto garantiva la partecipazione alla ESL, includevano 6 società appartenenti alla Premier League inglese: Arsenal FC, Chelsea FC, Tottenham Hotspur FC, Liverpool FC, Manchester City FC e Manchester United FC. Nel progetto, il ruolo di queste società era di primo piano, non solo in virtù del fatto che rappresentavano numericamente il 50% delle squadre fondatrici, ma anche in relazione al fatto che l’allora co-chairman del Manchester United, Joel Glazer, veniva nominato chairman della neonata ESL, a fianco di Andrea Agnelli e Florentino Perez, rispettivamente Presidenti di Juventus e Real Madrid.

La motivazione principale dietro alla creazione della Superlega era la promessa crescita degli introiti per i membri, soprattutto per i membri fondatori [27]. La necessità di garantire o accrescere gli introiti del sistema calcistico è una giustificazione che trova supporto nei dati relativi alle performance finanziarie di molti club europei durante il periodo della pandemia da Covid-19. Nel tentativo di limitare la diffusione della pandemia, lo sport a tutti livelli è stato sospeso, in un primo periodo, nel 2020 in tutta Europa; successivamente, il calcio d’élite è stato autorizzato a riprendere le attività, ma lo ha fatto principalmente in stadi vuoti o a capienza limitata [28]. In Paesi quali l’Italia e la Spagna, si è tornati alla piena capienza solo nel corso del 2022. La riduzione delle presenze allo stadio ha avuto un impatto diretto sui ricavi, con i club italiani che hanno registrato un calo del 18% degli incassi da matchday nel 2019/2020, in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno colpito solo 3 mesi della stagione [29]. Con i ricavi delle partite, che rappresentano circa il 10% del totale riportato dai club nei primi cinque campionati europei nel 2019/2020 [30], è chiaro come la necessità di garantire la stabilità economica delle società calcistiche sia un argomento discusso in maniera sistematica.

Tale enfasi sull’aspetto economico costituisce di per sé stesso un motivo di interesse, poiché il perseguimento del guadagno economico, quale obiettivo principale di un ente sportivo, è in opposizione alla tradizionale visione secondo cui i club di calcio europei sono interessati al successo sul campo piuttosto che al profitto [31]. Tuttavia, tale visione tradizionale non trova conferma nel periodo più recente, ed anzi ignora il processo di globalizzazione in termini di audience e fonti di finanziamento che ha travolto il sistema calcio.

Coerentemente con questo processo, a partire dagli anni 2000, le proprietà straniere si sono fatte progressivamente strada nel calcio europeo, con il 70% dei club della Premier League facenti capo a proprietà straniere nel 2018. A tal proposito, è pertinente ricordare che tre club inglesi fondatori della ESL sono di proprietà statunitense (Arsenal FC, Liverpool FC e Manchester United) e altri due di proprietà straniere (Chelsea e Manchester City). Una simile tendenza si osserva in altre leghe professionistiche, incluso la Serie A, la Ligue 1 Francese e la Liga Spagnola.

Le proprietà straniere, ed in particolar modo quelle nord americane, perseguono interessi che differiscono dal modello tradizionale del calcio europeo, con un mecenate che investe nel club a fondo perduto [32]. Al contrario, nella letteratura economico-sportiva tali proprietà sono tendenzialmente identificate come massimizzatori di profitto [33]. In tal senso, la partecipazione alle competizioni di alto livello, che garantiscono visibilità ed una capacità di attrarre sponsors, fans e investimenti, assume una rilevanza anche maggiore della vittoria delle competizioni stesse, la quale è necessariamente aleatoria. Tale obiettivo, tuttavia, influenza la governance del sistema, che deve, dunque, seguire una struttura impostata all’aumento del profitto, e, di conseguenza, la riduzione dei rischi connessi alla mancata partecipazione alle competizioni di maggiore rilievo. Pertanto, la presenza di proprietà straniere spinge verso un formato di competizioni ad accesso chiuso, o ristretto, e a partecipazione garantita, al di fuori di quelle organizzate dalle Federazioni nazionali, ed internazionali [34].


4. La reazione: dai fan al Governo inglese

La diffusione della notizia della creazione della ESL ha immediatamente catalizzato l’attenzione dei tifosi inglesi, che in massa si sono ritrovati di fronte agli stadi delle squadre coinvolte per manifestare il proprio disappunto [35]. In particolare, i tifosi lamentavano come la creazione della ESL compromettesse i principi fondanti della comunità sportiva e calcistica europea, ivi inclusi il modello di competizioni aperte con promozioni e retrocessioni, e l’importanza delle competizioni nazionali e delle rivalità regionali [36]. A tale riguardo, è opportuno rilevare che tali principi si basano su una particolare visione del modello sportivo, percepito in virtù della sua dimensione socio-culturale, piuttosto che economica. Tale distinzione è stata presa in esame a più riprese dalle istituzioni europee, in merito all’applicazione del diritto UE allo sport [37].

Un ulteriore elemento significativo che ha caratterizzato la reazione dei tifosi inglesi al progetto ESL è stata la coesione creatasi tra tifosi di club diversi, tradizionalmente rivali nelle competizioni nazionali ed internazionali. Tifosi di Manchester United, Chelsea, Liverpool ed altri club hanno creato una forma di identità sociale che andava al di là del tifo della singola squadra, e in virtù della quale, invece, si consideravano quali tifosi del sistema calcistico europeo [38].

Infine, i tifosi inglesi lamentavano che il progetto fosse stato deciso dai club, senza che alcun tipo di consultazione con le parti interessate fosse stata effettuata. Pertanto, la protesta scaturita dalla creazione della ESL confluiva più in generale in una critica del sistema di governance del calcio inglese. In particolare, il progetto era visto quale manifesto di un crescente distaccamento dei club inglesi nei confronti delle proprie comunità, e di una sempre maggiore diseguaglianza tra i club all’interno di leghe, quali la Premier League, e tra le diverse leghe in Inghilterra. Pertanto, il timore di fronte al progetto era dato dalla considerazione secondo la quale la ESL avrebbe avuto l’effetto di spezzare il legame tra lo sport di base e amatoriale e quello professionistico, caratteristica fondamentale del modello calcistico europeo [39].

A tal proposito, tuttavia, è opportuno sottolineare come tali considerazioni non afferiscono all’ambito di maggiore contestazione del progetto, quello del diritto della concorrenza. Infatti, il diritto della concorrenza UE non impone che i regolamenti sportivi debbano necessariamente prevedere meccanismi di promozione o retrocessione. Se questo fosse stato il caso, tale richiesta imporrebbe che, al fine di sottrarsi all’applicazione dell’articolo 101 TFUE, accordi tra concorrenti debbano essere accessibili anche alle imprese rivali estranee agli accordi stessi [40]. Al contrario, condotte restrittive della concorrenza sono compatibili con il diritto antitrust nel caso in cui esse siano una misura proporzionata ed inerente al perseguimento di un obiettivo legittimo [41].

In ogni caso, a seguito delle dimostrazioni popolari, la questione Superlega ha assunto una dimensione politica. Il Primo Ministro del Regno Unito del tempo, Boris Johnson, ha pubblicamente definito l’ESL un «cartello», ed ha affermato che il progetto andava «contro i principi di base della concorrenza» [42]. Anche il Segretario alla Cultura del Regno Unito, Oliver Dowden, ha definito la Superlega come il progetto di «una piccola manciata di proprietari [che] vogliono creare un mercato chiuso per i club d’élite – un campionato basato sulla ricchezza e sul riconoscimento di marchi commerciali, piuttosto che sul merito –» [43].

A fronte di tale reazione, nella serata del 20 aprile 2021, Manchester City, Liverpool, Arsenal, Tottenham Hotspur e Manchester United confermavano il proprio ritiro dal progetto della ESL, di fatto decretandone il fallimento, o quantomeno il temporaneo accantonamento, e porgendo anche scuse nei confronti dei propri tifosi [44].

L’accantonamento della proposta ESL, tuttavia, non era sufficiente a concludere la questione. In primo luogo, nel giugno 2021 la Premier League e la Football Association (FA) diramavano un comunicato congiunto in cui i club coinvolti nella proposta Super League accettavano le sanzioni imposte a loro carico e confermavano il loro impegno per il futuro della Premier League e del calcio inglese [45]. I club inglesi, pertanto, concordavano di pagare un contributo pari a 22 milioni di sterline a beneficio dell’intero sistema, ed accettavano la modifica dei regolamenti della Premier League. La Premier League e la FA annunciavano, inoltre, una modifica ai propri statuti, in forza della quale la futura partecipazione in progetti simili alla ESL sarebbe stata soggetta a sanzioni sportive, con penalizzazioni di 30 punti per i club coinvolti, e a sanzioni pecuniarie, con una penale pari a 25 milioni di sterline [46].


5. Superleghe nel Regno Unito: l’esempio del cricket

Il progetto Superlega, e la reazione che ne è scaturita da parte degli organismi federali a livello nazionale ed europeo, è di particolare interesse per quanto concerne l’ordinamento britannico. Infatti, nella giurisprudenza inglese esiste già un precedente degli anni ’70 nel mondo del cricket, quando la World Series Cricket (WSC) organizzò una competizione separata dall’allora struttura federale. A fronte dell’opposizione degli enti federali, la disputa raggiunse l’Alta Corte di Londra [47].

Il caso presenta spunti giurisprudenziali significativi per la disamina della situazione corrente. All’inizio del 1977, la World Series Cricket stipulò contratti con 34 dei principali giocatori di cricket del mondo, allo scopo di organizzare una serie di test match e partite singole che sarebbero state giocate principalmente in Australia, ma con la possibilità di organizzare eventi in altri Paesi. I contratti non prevedevano un impegno esclusivo dei giocatori nei confronti della WSC, e pertanto gli atleti potevano continuare ad onorare i propri obblighi con i club e con le Federazioni. A stretto giro dalla diffusione della notizia, la Federazione Internazionale di Cricket, l’International Cricket Council (ICC), annunciò una modifica dello statuto, in forza della quale qualsiasi giocatore che avesse preso parte o si fosse reso disponibile a prendere parte ad una partita di cricket non autorizzata sarebbe stato sanzionato con una squalifica valevole per i Test Match ufficiali, organizzati dall’ICC. Al contempo, l’ICC approvò una risoluzione in cui si dichiarava che tutte le gare organizzate dalla World Series Cricket erano partite non autorizzate, di fatto decretando che tutti gli atleti che avessero adempiuto ai propri doveri contrattuali con la WSC sarebbero stati sanzionati con una sospensione dai match ufficiali [48]. In maniera simile, la Test and County Cricket Board (TCCB), la Federazione per il cricket nel Regno Unito, dava attuazione alla decisione dell’ICC, vietando a qualsiasi giocatore che fosse stato squalificato dalla ICC di partecipare in competizioni a livello nazionale per un periodo di due anni.

Di contro, la World Series Cricket agì presso l’Alta Corte inglese, contestando come le modifiche poste in atto dalla ICC e dalla TCCB costituissero una forma di induzione all’inadempimento del contratto che i giocatori avevano concluso con l’orga­nizzatore. A supporto dell’azione della WSC, un gruppo di giocatori sostenne che le nuove regole costituissero una limitazione alla concorrenza – più precisamente una forma di restraint of trade –. Tale forma di restrizione della concorrenza, tipica del diritto inglese, si sviluppa nel contesto di un contratto di lavoro, nel momento in cui un accordo o una condotta siano volte a limitare la capacità dei soggetti coinvolti di ottenere un profitto dalle proprie attività [49]. Sulla base della giurisprudenza inglese, tale accordo è nullo, a meno che esso non persegua un interesse meritevole di protezione, la restrizione sia ragionevole e non sia contraria ad un interesse pubblico. Pertanto, laddove una restrizione della concorrenza sia necessaria per la corretta amministrazione dello sport, sia proporzionata e nell’interesse pubblico, essa sarà lecita [50].

Le Federazioni sostennero che la loro condotta era necessaria al fine di tutelare l’effettiva organizzazione dello sport dalla concorrenza della nuova competizione. Infatti, le Federazioni fecero notare come il compito primario di una Federazione sportiva, e cioè quello di sovvenzionare il sistema e in particolare le competizioni di livello inferiore e giovanile, potesse essere assolto solo garantendo adeguati introiti. Tali introiti, necessariamente, potevano solo provenire dallo sfruttamento delle competizioni di maggiore rilievo. Pertanto, nelle motivazioni esposte dalle Federazioni, la protezione di queste competizioni richiedeva che ai giocatori fosse impedito di partecipare ad altre competizioni, potenzialmente in grado di ridurre l’interesse degli atleti e degli spettatori nei confronti delle gare ufficiali [51].

Nel merito della vicenda, il Giudice ritenne che la condotta delle Federazioni perseguisse interessi legittimi, a tutela dei quali le stesse avevano diritto di agire, seppure nei limiti della dottrina del restraint of trade. A tal proposito, la Corte riconosceva come la WSC potesse costituire una minaccia a breve termine per gli obiettivi della Federazione, ma che tale minaccia non potesse essere considerata di particolare gravità. La Corte considerava che, poiché le uniche competizioni sportive in grado di generare profitti significativi sono quelle di alto livello, non solo le Federazioni, ma tutti gli stakeholders avessero interesse a proteggere tali competizioni, in modo da garantire la generazione di profitti a beneficio dell’intero sistema [52].

Il rischio che competizioni in concorrenza con gli eventi di alto livello organizzati dalle Federazioni sottraggano audience e profitti al sistema poteva, quindi, giustificare l’adozione di regole restrittive nei confronti dei giocatori. Tuttavia, le regole adottate dalla ICC e dalla TCCB erano di natura retrospettiva, volte ad esercitare una pressione illegittima nei confronti dei giocatori, affinché venissero meno ai propri obblighi contrattuali con la WSC [53]. Le Federazioni avrebbero dovuto informare adeguatamente i giocatori della modifica nelle regole e della loro futura entrata in vigore; l’effetto retroattivo del divieto rendeva, invece, illegale la restrizione. Pertanto, la Corte rilevava che la modifica introdotta dalla ICC e TCCB non potesse essere giustificata dalla promozione di obiettivi legittimi, quali una migliore organizzazione o amministrazione dello sport.

In una breve comparazione con il diritto antitrust UE, è opportuno notare come l’elemento precipuo nell’esame della condotta restrittiva non sia necessariamente la legittimità dell’obiettivo perseguito, quanto la proporzionalità della restrizione imposta. Nella restraint of trade l’interesse meritevole di protezione è legittimamente identificato dalla parte che impone la restrizione, a fronte dei propri interessi. La scelta del metodo per il perseguimento di tale interesse sarà, invece, soggetta ad uno scrutinio maggiormente rigoroso da parte della Corte.


6. Superleghe nel Regno Unito: Premier League e la piramide

Il rapporto tra la Superlega e il sistema inglese è particolarmente interessante per un altro fattore, ovvero l’esistenza della Premier League: in un certo senso, la Premier League stessa costituisce una Superlega, in relazione al suo statuto ed al suo status economico. La questione Superlega nel sistema calcistico inglese deve essere, pertanto, affrontata alla luce della struttura organizzativa del calcio inglese.

Il calcio professionistico inglese è essenzialmente regolamentato da quattro enti di governo: al vertice, la Federazione – Football Association (FA) –. Principalmente, la FA si occupa delle squadre nazionali, di organizzare la FA Cup tra tutte le squadre affiliate alla Federazione e di organizzare l’attività di base, delegando la responsabilità di regolamentare il calcio professionistico alle Leghe. Queste ultime sono divise sulla base di 3 livelli: Premier League, English Football League e National League [54]. Le Leghe sono entità di diritto privato costituite dalle società iscritte a quel particolare livello di competizione, allo scopo di organizzare il campionato ed amministrare i diritti commerciali ad esso connessi [55].

La Premier League è un’organizzazione fondata nel 1992 e composta da venti club professionistici, ognuno dei quali ha diritto di voto nelle decisioni della Lega, mentre la FA ha mantenuto un effettivo potere di veto in merito ad alcuni aspetti relativi all’organizzazione del campionato [56]. La English Football League rappresenta settantadue club professionistici ed è suddivisa in tre divisioni al di sotto della Premier League. Infine, la National League è composta da tre divisioni, professionistiche e semi-professionistiche.

L’esperienza inglese riflette la tendenza di molte Leghe professionistiche europee, che negli anni hanno sviluppato una progressiva indipendenza dalle Federazioni nazionali, rivendicando il potere regolamentare e le responsabilità connesse all’organiz­zazione delle proprie competizioni. I club al vertice della piramide organizzativa, infatti, hanno progressivamente esercitato maggior potere decisionale nei confronti degli altri club di livello inferiore o amatoriale, la cui attività ha una valenza essenziale per il sistema sportivo, culturale e sociale di un Paese, ma il cui apporto al sistema, in termini economici, è estremamente ridotto. La maggiore rappresentatività reclamata dai club si è, dunque, tradotta nella creazione di Leghe indipendenti, e nell’instaurarsi di rapporti conflittuali tra queste ultime e le Federazioni [57]. Infatti, mentre le Federazioni attuano politiche rivolte allo sviluppo delle attività di base e mirate a supportare le squadre nazionali, le Leghe tendono a perseguire obiettivi di breve termine, essenzialmente rivolti all’incremento del profitto dei club partecipanti [58]. È l’esistenza stessa di questo conflitto ed il crescente potere commerciale delle Leghe che minaccia il sistema di governance piramidale, deformandone i parametri a favore dei club di prima fascia. In tale contesto, è significativo notare come la UEFA abbia intrapreso un processo opposto, attraverso la creazione, l’organizzazione e lo sfruttamento commerciale della Champions League.

Al contrario, le Leghe europee hanno percepito l’esigenza di rendersi indipendenti, al fine di garantire ai propri club un controllo maggiore degli introiti da commercializzazione dei diritti televisivi. Prima della creazione della Premier League, gli introiti da accordi tv e biglietteria erano spartiti tra i 92 club appartenenti ai vari livelli della Football League, con metà pagata ai club di Prima Divisione (equivalente alla Premier League); 25% ai club di Seconda Divisione (equivalente al campionato EFL) e 12,5% pagato a ciascuna delle ultime due divisioni [59].

Negli anni ’80, le squadre della maggiore divisione cominciarono a minacciare la separazione, nel caso in cui le divisioni inferiori non avessero accettato una spartizione degli introiti diversa, a vantaggio dei top club. In tal senso, l’allora chairman del Manchester United si espresse dicendo: “I club più piccoli stanno dissanguando il calcio inglese. Per il bene del sistema, dovrebbero essere eliminati” [60].

Nel 1990, in un incontro segreto tra le cosiddette “big 5” (Tottenham, Arsenal, Liverpool, Manchester United, Everton) si decise di cercare un accordo con la FA per separare l’odierna Premier League dalle altre 3 divisioni della Football League. La FA, che aveva un rapporto conflittuale con la Football League, supportò il progetto dei top club, avvallato dagli investimenti delle televisioni private [61]. Come detto, quindi, la Premier League costituiva una forma di breakaway league, ma con il benestare della Federazione.

La creazione della Premier League e l’appoggio offerto al progetto si è, tuttavia, rivelato una sorta di autogol per la FA, perché i profitti creati dalla maggiore competizione nazionale non erano più ripartiti con il resto della piramide. Infatti, a partire dalla sua creazione, e fino al 2006, la Premier League non ha distribuito alle serie inferiori nessuna parte dei profitti ottenuti dalla vendita dei diritti televisivi. Solo a partire dalla stagione 2006-2007 la Premier League, in accordo con la FA, ha introdotto un sistema di pagamenti – cosiddetti paracadute – per i club retrocessi dalla Premier League e pagamenti – cosiddetti di solidarietà – per il resto del sistema [62]. Tuttavia, tale misura ha solo acuito la diseguaglianza tra i club della Premier League e il resto del sistema, e tra i club retrocessi e i loro competitor. Nella stagione 2019/2020, i ricavi media di un club della Premier League superavano i 200 milioni di sterline, otto volte superiori a quelli di un club della Championship – la seconda serie inglese – e 28 volte superiori rispetto a quelli di un club della League 1 – la terza serie inglese – [63].

Tale disparità finanziaria si riflette necessariamente sulle scelte dei club che mirano alla promozione in Premier League. Per raggiungere la promozione in Premier League, con il conseguente enorme incremento nei ricavi che ne deriverebbe, i club delle serie inferiori tendono a spendere ingenti somme per il trasferimento di calciatori che possano garantire maggiori possibilità di successo [64]. Una volta raggiunta la Premier League, poi, i club devono competere con altre società che offrono gli stipendi in media più alti nel calcio a livello mondiale [65]. Nel caso in cui il successo non si materializzi, oppure sia solo momentaneo a fronte di una successiva retrocessione, i contratti onerosi rischiano di trasformarsi in un boomerang per i club che li hanno siglati.

L’incredibile successo sportivo ed economico della Premier League nasconde, quindi, un sistema di governance fragile, in cui gli interessi dei vari stakeholders passano spesso sotto silenzio.


7. Fan-Led Review

Come detto, l’interesse intorno alla creazione della Superlega non si è sopito con l’accantonamento del progetto, ma si è, invece, inserito in un più ampio dibattito sulla governance del calcio in terra britannica. Il Governo inglese ha, infatti, indetto una revisione della governance del calcio – la Fan Led Review – sulla carta condotta dai tifosi stessi, ma presieduta da un membro del Parlamento di Westminster, Tracey Crouch [66].

La review è, prima di tutto, significativa per un motivo. Il sistema inglese è tradizionalmente definito come non-interventista [67]: l’organizzazione del sistema sportivo non ricade tra le responsabilità di servizio pubblico del governo, ma risulta piuttosto una questione che deve essere gestita dal settore privato, ancorché in alcuni casi attraverso l’utilizzo di fondi pubblici. Interventi legislativi o di altra natura pubblica sono, dunque, da considerarsi quali misure di ultima istanza, necessarie in risposta ad un pressante interesse pubblico che il settore non è in grado di soddisfare attraverso le proprie misure regolamentari [68].

La review, che ha coinvolto stakeholders a vari livelli, inclusi gruppi organizzati di fan, è stata indetta a fronte di tre situazioni critiche che hanno afflitto il calcio inglese negli ultimi anni: il fallimento in serie di alcuni club storici, tra cui il Bury FC, fondato nel 1885 alla periferia di Manchester; l’impatto della pandemia; il tentativo di formare la ESL.

Nella review sono state formulate 47 raccomandazioni di riforma del sistema, che, se adottate, potrebbero avere un impatto significativo sul funzionamento dei club calcistici in tutta la piramide calcistica inglese. Tuttavia, è bene ricordare come tradizionalmente la Football Association e la Premier League siano restie ad accettare ipotesi di riforma, come dimostrato dai vari report prodotti in materia di sicurezza negli stadi che si sono succeduti negli anni e sono stati sistematicamente ignorati, portando a disastri quali quello di Hillsborough del 1989 [69].

Brevemente, le raccomandazioni espresse nella review si possono riassumere in:

a) una richiesta di maggiore attenzione alla sostenibilità del sistema a lungo termine;

b) una maggiore trasparenza nell’adozione e applicazione delle regole relative al Owners and Directors Test, attraverso cui la Lega decide se un investitore interessato è in grado di divenire proprietario di un club;

c) una maggiore trasparenza nel rapporto tra i club ed i fan ed un maggiore coinvolgimento di questi ultimi nei processi decisionali;

d) altre raccomandazioni che mirano ad aumentare la diversità e l’inclusività a tutti i livelli del calcio inglese, ad affrontare questioni specifiche del calcio femminile ed a garantire una maggiore attenzione al benessere mentale dei giocatori, in particolare quelli la cui carriera professionistica sia stata interrotta in giovane età.


7.1. Sostenibilità

Parte fondamentale della review è la proposta di istituire un ente regolatore del settore, che sia indipendente dal governo e dalle autorità sportive. La nomina di un ente regolatore indipendente è ritenuta necessaria per garantire che le decisioni in materia di governance siano prese nel migliore interesse del sistema, e non volte a soddisfare l’interesse a breve termine di uno o più club. La review ha, pertanto, proposto di istituire un organo che comprenda personalità con profonda conoscenza del settore, ma anche esperti esterni in materia di diritto, servizi finanziari, e contabilità. Nei piani della review, tale organo avrebbe il ruolo principale di supervisionare la regolamentazione finanziaria del calcio inglese, attraverso l’istituzione di un regime di licenze equiparabile a quelli esistenti in altri settori, per esempio in quello delle agenzie di scommesse, o in quello di trading ed intermediazione.

I temi della trasparenza e della sostenibilità sono fondamentalmente connessi. In relazione a quest’ultima, la review ha evidenziato come lo squilibrio di risorse tra serie diverse faccia sì che la possibilità di promozione in serie superiori costituisca un incentivo per molti club ad investire oltre le proprie possibilità finanziarie, già ridotte dalle restrizioni imposte per controllare gli effetti della pandemia.

In merito, la review ha proposto una delle raccomandazioni destinate ad incontrare maggiori resistenze: il Panel ha proposto che la Premier League essenzialmente sostituisca il paracadute con una tassa sui trasferimenti pagata a favore delle leghe inferiori. A tal proposito, nella review si sottolineano gli ingenti ricavi dei club inglesi rispetto ai concorrenti internazionali. Ciò a sostenere che i club inglesi possono permettersi di pagare una tassa sui trasferimenti, senza che questo incida negativamente nei loro confronti.

Infine, la review ha suggerito che gli stipendi dei calciatori siano soggetti ad un adeguamento automatico nel caso di promozione o retrocessione.


7.2. Owners’ and Directors’ Test

La review propone, inoltre, di modificare l’Owners’ and Directors’ Test. Attraverso questo sistema, la Premier League e la English Football League controllano che il proprietario ed il management dei club non abbiano condanne penali da scontare e possano dimostrare di poter finanziare il club nel breve e medio termine [70]. La review suggerisce di ampliare la portata di tale test, al fine di considerare l’integrità del potenziale proprietario del club e che la valutazione garantisca che il club sia finanziariamente stabile e funzioni in modo efficiente. Ciò significa che per l’acquisizione di un club, oltre a valutare che il candidato non abbia precedenti penali o amministrativi di rilievo, sarebbe richiesta una due diligence sulle fonti di finanziamento ed un business plan adeguato allo status del club.


7.3. Fan engagement

Come detto in precedenza, gli eventi che si sono susseguiti in seguito alla proposta creazione della ESL hanno denotato una disconnessione evidente tra i club partecipanti ed i loro tifosi, che hanno lamentato una sempre maggiore distanza dai valori perseguiti dai club attraverso le decisioni dei consigli di amministrazione e/o dai proprietari. Per questo motivo, la review ha suggerito l’introduzione di un cosiddetto “consiglio d’amministrazione ombra”, un gruppo che dovrebbe essere consultato dal consiglio d’amministrazione in merito a tutte le questioni economiche e finanziarie che non riguardano direttamente il rettangolo da gioco.

Nella review si è, inoltre, riconosciuto come la protezione del patrimonio culturale del club costituisca un elemento importante nella governance del sistema. Per tale ragione, è stata suggerita l’introduzione di una quota societaria, detenuta da un gruppo rappresentante i tifosi, chiamata Golden Share. Tale Golden Share garantirebbe al gruppo un diritto di veto in merito a decisioni quali la vendita dello stadio del club, o il suo trasferimento permanente al di fuori della sua area locale, l’adesione a una nuova competizione non affiliata a FIFA, UEFA e FA, o decisioni relative allo stemma del club, il nome o i colori della squadra.


8. La Review della Review

Appare evidente come alcune proposte avanzate nella review siano destinate ad incontrare maggiori resistenze di altre. Per esempio, è improbabile che raccomandazioni volte ad aumentare la trasparenza nel rapporto tra i club e i propri tifosi siano opposte fermamente dalle società, in virtù del valore politico guadagnato dai sostenitori nelle dimostrazioni che hanno avuto luogo in seguito all’annuncio della creazione della ESL. Al contrario, le proposte volte ad imporre cambiamenti significativi nel modo in cui i club gestiscono le proprie finanze troveranno maggiore opposizione. Il contenuto della review è stato commentato dalle parti interessate, quali la FA [71], la Football League [72] e la Premier League [73]. Inoltre, in data 25 aprile 2022, il Governo inglese ha pubblicato la propria risposta alla Review [74]. In essa, il Governo ha mostrato propensione ad accogliere tutti i suggerimenti contenuti nella review, seppur con differenti gradi di accettazione.

Nei paragrafi seguenti, alcune proposte avanzate nella review verranno discusse, con riferimento particolare alle seguenti tematiche: conflitto di interessi; sostenibilità; fan engagement.


8.1. Conflitto di interessi

La review ha posto particolare enfasi sul possibile conflitto di interesse che affligge gli organi di governo del calcio, che debbono proteggere il valore sociale del movimento e, al contempo, valorizzare il calcio inglese quale prodotto commerciale. Il tema è di grande rilevanza per il sistema sportivo in generale. Infatti, la preferenza verso l’autonomia e l’auto-regolamentazione del sistema sportivo rende il settore permeabile all’insorgere di conflitti di interesse. A livello di Leghe, in particolare, l’auto-rego­lamentazione tende ad essere espressione degli interessi individuali di uno o più club. Nonostante tale approccio sia una scelta logica per i club coinvolti, esiste il rischio che le decisioni prese mirino ad obiettivi di breve termine e a beneficio dei club suddetti, e non del sistema in generale [75].

Nelle pagine della review, risulta, tuttavia, chiaro come nel sistema del calcio inglese esistano delle condizioni per cui entità quali la Premier League possono operare come un cartello commerciale, e allo stesso tempo ergersi a regolatori della competizione. Per cui, onde evitare qualsiasi conflitto di interesse, la creazione di un regolatore indipendente dovrebbe essere ben accetta. Tuttavia, la review non offre chiarimenti in merito al finanziamento di tale ente regolatore. Infatti, a fronte di un mandato particolarmente ampio, sarà necessario garantire un’autonomia finanziaria adeguata al perseguimento degli scopi istituzionali attribuiti a tale ente regolatore; al contempo, sarà necessario evitare che esistano, o siano percepiti, conflitti di interesse relativamente all’operato dell’ente, che eroderebbero la fiducia del pubblico nella sua indipendenza.

Nella risposta alla review, la FA ha concordato circa l’esigenza di istituire un ente regolatore, ma ha, al contempo, suggerito che esso sia creato e finanziato dalla FA stessa. Nonostante tale proposta sia supportata dalla Premier League, permangono dubbi circa la reale indipendenza di un ente regolatore del tipo suggerito dalla FA.


8.2. Sostenibilità

L’obiettivo di garantire la sostenibilità del sistema è ovviamente lodevole ed il suo perseguimento appare necessario. Come evidenziato in precedenza, il cosiddetto paracadute ha creato un solco sostanziale tra le disponibilità finanziarie dei vari club in competizione per i medesimi risultati. I club che beneficiano del paracadute sono avvantaggiati rispetto ai concorrenti nella lotta verso la promozione in Premier League. Si crea, pertanto, un circolo vizioso in cui un gruppo di club fa la spola tra le due divisioni, aumentando il differenziale rispetto a tutte le altre concorrenti [76]. Tuttavia, un’eliminazione del paracadute, senza che questo sistema sia adeguatamente sostituito, potrebbe porre in serie difficoltà i club retrocessi dalla Premier League. Questi ultimi, infatti, avranno probabilmente siglato contratti che garantiscono salari adeguati allo status della Premier League, ma, una volta retrocessi, potranno solo godere di profitti da seconda divisione.

La seconda proposta, che concerne la creazione di una tassa sui trasferimenti, si basa sull’idea che i club della Premier League vantino ricavi maggiori rispetto ai concorrenti internazionali. Tuttavia, seppur questo sia vero in linea generale, tale ragionamento incontra le resistenze di quei club che competono con concorrenti con ricavi simili, quali il Real Madrid e il Paris Saint Germain.

Infine, la raccomandazione relativa all’adeguamento automatico degli stipendi dei calciatori presenta ovvi profili critici, quali quelli legati al diritto della concorrenza. Inoltre, occorre notare che, per adottare questa raccomandazione, si rende necessaria una modifica del contratto di lavoro standard previsto dalla Premier League. Tale modifica potrebbe aver luogo solo previa consultazione e in accordo con la Professional Football Negotiating and Consultative Committee, che rappresenta la FA, la Premier League e l’associazione calciatori [77]. Nel caso in cui, poi, l’adeguamento salariale fosse esteso ai campionati di livello inferiore, questi dovrebbero effettivamente imporre ai club retrocessi dalle serie superiori una decurtazione dell’ingaggio dei calciatori pari al 70%, per fare fronte alla riduzione dei ricavi [78]. L’imposizione di una drastica riduzione degli ingaggi, tuttavia, renderebbe maggiormente difficile attrarre talenti verso il calcio inglese: in primo luogo, creerebbe l’incertezza per il calciatore che lo stipendio proposto sia successivamente decurtato della parte più importante in virtù dei risultati del club; in secondo luogo, le regole in tema di immigrazione considerano il salario proposto dal club quale elemento importante nella decisione circa il rilascio del permesso di soggiorno al calciatore straniero [79].

In tema di sostenibilità, particolare attenzione meritano, poi, le proposte formulate in relazione alla distribuzione di fondi dalla Premier League al resto della piramide.

La redistribuzione dei ricavi tra i vari livelli del sistema è un tema particolarmente delicato: da un lato, la English Football League ha affermato la convinzione per cui la sostenibilità del sistema sia possibile solo attraverso la redistribuzione dei ricavi ottenuti dalla Premier League [80]. Dall’altro, la Premier League ha rivendicato come i ricavi prodotti dai propri club spettino ai club stessi, a fronte della richiesta di ridistribuirli all’intera piramide, sostenendo inoltre che l’imposizione di metodi redistributivi avrebbe effetti negativi sulla competitività dei club inglesi a livello internazionale [81]. Al contempo, la FA ha confermato di riconoscere la necessità di garantire una ridistribuzione delle risorse, al fine di assicurare la sostenibilità del sistema. Tuttavia, in tal senso la FA ha semplicemente offerto di operare quale mediatore tra la Premier League e la English Football League [82].

L’impasse denotata da questa divergenza di opinioni è di particolare rilievo. Se, da un lato, l’obiettivo comune alle Leghe sportive è quello di proteggere l’autonomia del sistema sportivo da interventi esterni, la commercializzazione dello sport ha progressivamente acuito il divario tra il calcio di élite e le serie inferiori, al contempo riducendo l’influenza di queste ultime nei processi di governance. In assenza di un intervento federale o governativo, per le serie inferiori è un’impresa pressoché impossibile convincere i club di alto livello a redistribuire le proprie entrate.

In tema di regolamentazione finanziaria, infine, la review omette di considerare la possibile problematica relativa alle proprietà straniere, in particolare quando queste facciano capo a stati stranieri, come è stato recentemente il caso per il Newcastle United. In tal senso, la Premier League offre opportunità di cosiddetto sport washing per proprietà legate a regimi politici che offrono garanzie limitate in tema di rispetto dei diritti umani. Nel contesto di riforma della governance del sistema, si ritiene che valutazioni socio-politiche di questo tipo debbano certamente avere luogo d’essere.


8.3. Fan Engagement

Il possibile intervento in tema di fan engagement pare essere una ricerca di equilibrio, tra voci che volevano l’imposizione della regola “50+1”, di matrice tedesca, e le caratteristiche del sistema inglese. La “50+1”, in vigore nella Bundesliga tedesca, impone che la quota societaria avente diritto di voto in capo ai soci del club ammonti al 51% del totale [83]. Pertanto, investitori privati a scopo di lucro non possono adottare misure che siano opposte dai soci. L’obiettivo perseguito, dunque, è l’equilibrio tra le aspirazioni commerciali degli investitori privati, e la protezione del legame tra il club, la comunità, e il resto del sistema calcio [84].

Nella review, non si fa nessun riferimento esplicito al modello “50+1”, ma le proposte denotano una tendenza verso una progressiva presenza – o apparente presenza – dei supporter nel processo decisionale, facendo leva sulla funzione sociale che alcune società esercitano nel contesto della propria comunità. Il ruolo dei sostenitori nella pratica decisionale dei club è stato in passato riconosciuto dal Governo inglese, che aveva stanziato, nel 2000, fondi a supporto della creazione di un ente chiamato Football Supporters’ Association [85]. Tale organizzazione, volta a garantire una rappresentazione delle istanze dei tifosi a livello di sistema, ha successivamente espanso il proprio raggio di azione. A fronte di un ampliamento delle attività intraprese dall’associa­zione, in dottrina è stato rilevato come l’impatto dell’organizzazione sia stato progressivamente diluito [86].

Inoltre, questioni sorgono circa: l’effettiva legittimità rappresentativa dell’organiz­zazione rispetto alla categoria generale dei supporters; l’identificazione dei supporters stessi, quali coloro che seguono la squadra nelle partite disputate in casa e trasferta, oppure solo saltuariamente, oppure solo quando le partite sono trasmesse in televisione, o, infine, i tifosi occasionali; la valutazione delle istanze da loro proposte. Tali questioni possono rendere complicato l’effettivo coinvolgimento dei tifosi. Esiste, pertanto, il rischio che la partecipazione dei supporter costituisca per lo più uno strumento per alcuni club per dimostrare un presunto attaccamento alla loro matrice socio-culturale, senza che essi siano effettivamente coinvolti nei processi decisionali del club. Sarà, quindi, fondamentale che l’ente regolatore abbia modo di controllare l’ef­fettiva partecipazione dei supporter nei processi decisionale.


9. Conclusione

In conclusione, appare chiaro come nel calcio inglese, la regolamentazione e la supervisione del sistema siano di fronte a sfide strutturali significative. Tali sfide hanno già dimostrato l’esigenza di un’ampia riforma della governance di sistema, capace di introdurre una regolamentazione quasi di natura aziendale e finanziaria. L’adozione di tale riforma e la sua operatività saranno particolarmente interessanti per tutte le parti interessate e non prive di difficoltà.

Peraltro, è opportuno considerare come l’intervento del Governo inglese nella governance del calcio sia ulteriormente complicato dalle norme FIFA, le quali dispongono che le Federazioni nazionali debbono essere indipendenti da qualsiasi forma di interferenza politica [87]. Nel caso in cui le Federazioni non garantiscano la propria indipendenza, saranno passibili di sospensione. Con esse, anche le attività di tutte le rappresentative nazionali sarebbero sospese. In passato, spesso le Federazioni stesse hanno fatto richiesta alla FIFA perché considerasse una loro possibile sospensione, a fronte dell’interferenza di apparati governativi [88]. Di conseguenza, di fronte alla possibilità di essere considerati colpevoli della sospensione della Federazione e delle sue attività, ivi inclusa la partecipazione a competizioni internazionali, i governi nazionali hanno spesso ritirato le proprie proposte [89].

Di fronte a proposte considerate inaccettabili, la FA potrebbe di conseguenza dar vita ad un braccio di ferro politico contro il Governo, supportata dai meccanismi previsti dallo Statuto FIFA.

Infine, occorre notare che la review è stata indetta da un Governo guidato da un Primo Ministro che ha rassegnato le proprie dimissioni in luglio 2022 [90]. Il perseguimento degli obiettivi individuati dipenderà, quindi, dalle priorità del successore. Il rischio evidente è che la questione sia ridotta ad uno strumento politico, utilizzando la riforma al momento opportuno per spostare l’attenzione da temi più delicati.


NOTE

[1] Commissione Europea, Libro bianco sullo sport, COM/2007/0391, 4.

[2] Department for Digital, Culture, Media & Sport, Fan-Led Review of Football Governance: Securing the Game’s Future, 24 November 2021, in https://www.gov.uk/government/publications/fan-led-review-of-football-governance-securing-the-games-future (accessed 16 December 2021).

[3] World exclusive: ManUnited and Liverpool driving “Project Big Picture”, in Daily Telegraph, 11 October 2020, in https://www.telegraph.co.uk/football/2020/10/11/world-exclusive-man-utd-liverpool-driving
-project-big-picture/.

[4] Per una discussione in merito a questi profili, si veda S. Bastianon, La Superlega e il modello sportivo europeo, in questa Rivista, 2/2021, pp. 288-315.

[5] L. Colantuoni, Diritto Sportivo, a cura di F. Iudica, 2020, Torino, pp. 39-42.

[6] Ecorys, Study on the European Sport Model, A Report to the European Commission, 2022, Bruxelles, 3-5.

[7] H. Gammaelsæter, G. Walters, in D. Shilbury, L. Ferkins, Routledge Handbook of Sport Governance, Abingdon, 2019, p.157.

[8] A. Cattaneo, R. Parrish, Sports Law in the European Union, Alphen aan den Rijn, 2020, p. 20.

[9] A. Geeraert, F. Van Eekeren, Good Governance in Sport, Critical Reflections, London, 2021.

[10] S. Szymanski, The Comparative Economics of Sport, London, 2010, p. 83.

[11] Il G-14 era un gruppo che rappresentava i maggiori club calcistici europei dell’epoca: Arsenal, Barcellona, Bayer Leverkusen, Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Inter, Juve, Lione, Liverpool, Manchester United, Marsiglia, Milan, Psv Eindhoven, Paris Saint Germain, Porto, Real Madrid e Valencia.

[12] H. Gammaelsæter, G. Walters, in Routledge Handbook, cit. p. 151.

[13]Causa C-243/06 SA Sporting du Pays de Charleroi, G-14 Groupment des Clubs de Football Européens v. Fédération Internationale de Football Association (FIFA). Questione Pregiudiziale inviata dal Tribunal de Commerce de Charleroi il 30 Maggio 2006.

[14] A. Cattaneo, R. Parrish, Sports Law, cit. p. 93.

[15] Chiude il G-14, ecco l’Assoclub accessibile al sito https://www.gazzetta.it/Calcio/Estero/Primo
_Piano/2008/01_Gennaio/15/g14.shtml. Per un commento, s i veda A. Geeraert, The EU in International Sports Governance: A Principal Agent Perspective on EU Control of FIFA and UEFA, London, 2016, pp. 67-68.

[16] Fifpro, FIFPro legal action against FIFA transfer system, in https://.www.fifproamerica.com/
en/news/fifpro-action-against-transfer-system 18 Settembre 2015.

[17] Fifpro, Sommario del Reclamo, accessibile al sito https://www.sportsintegrityinitiative.com./wp-content/uploads/2015/09/FIFPro-Complaint-Executive-Summary.pdf.

[18] FIFA and FIFPro sign landmark agreement and announce measures to enhance professional football, in https://www.fifa.com/who-we-are/news/fifa-and-fifpro-sign-landmark-agreement-andannounce-measures-to-enhan-2918747, 6 Novembre 2017.

[19] Esempio più famoso è il caso Bosman, Corte di Giustizia, 15 Dicembre 1995, causa C-415/93, Union royale belge des sociétés de football association ASBL contro Jean-Marc Bosman, Royal club liégeois SA contro Jean-Marc Bosman and others and Union des associations européennes de football (UEFA) contro Jean-Marc Bosman, ECR I-04921.

[20] Si veda Commissione Europea, Libro Bianco sullo Sport, s.5.3, e Commissione Europea, Comunicazione della Commission al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, Sviluppare la dimensione europea dello sport, 11 COM(2011) 12 final (2011), s. 13.

[21]Si veda Commissione Europea, Press Release IP/16/3201, Antitrust: Commission sends Statement of Objections to International Skating Union on its eligibility rules, Bruxelles, 27 September 2016.

[22] K. Pijetlovic, EU Sports Law and Breakaway Leagues in Football, 2015, The Hague, p. 66.

[23] Per una discussione in merito ai cambiamenti della struttura piramidale, si veda B. García, UEFA and the European Union: From Confrontation to Co-operation, in Journal of Contemporary European Research, 2007, 3(3), p. 202.

[24] S. Weatherill, Principles and Practice in EU Sports Law, Oxford, 2017, p. 278.

[25] F. De Witte, J. Zglinski, The Idea of Europe in Football, in LSE Legal Studies Working Paper, 2021, 17, 3.

[26] Nasce la Super Lega”: l’annuncio di 12 club. Ci sono anche Inter, Milan e Juve, in Gazzetta.it, 19 aprile 2021, accessibile al sito: https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/19-04-2021/super-lega-comunicato
-12-club-juve-inter-milan-410280627628.shtml?intcmp=leggianche_free.

[27] Si veda la Press Release, accessibile al sito https://thesuperleague.com/press.html.

[28] M. Colucci, S. Cottrell, R. Sethna, Coronavirus and Its Impact on Football, 2020, in http://www.sportslawandpolicycentre.com/SLPC%20LIS%20Survey%20-%20Final%20-%205%20May
%202020.pdf, 5 Maggio 2020.

[29] Deloitte, Annual Review of Football Finance 2021, in https://www2.deloitte.com/uk/en/pages/
sports-business-group/articles/annual-review-of-football-finance.html.

[30]Ibidem.

[31] S. Kesenne, The Peculiar International Economics of Professional Football in Europe, in Scottish Journal of Political Economy, 2007, 54 (3) p. 388.

[32] W. Andreff, J. Dutoya, J. Montel, A European model of sports financing: Under threat?, in Revue Juridique Et Economique Du Sport, 2009, p. 90.

[33] W. Andreff, Some comparative economics of the organization of sports: competition and regulation in north American vs. European professional team sports leagues, in The European Journal of Comparative Economics, 2011, 1, p. 3.

[34] H. Gammaelsæter, G. Walters, in Routledge Handbook, cit., p. 154.

[35] The week English football fans bit back against the billionaire owners, in The Guardian, in https://
www.theguardian.com/football/2021/apr/24/the-week-english-football-fans-bit-back-against-super-league
-the-billionaire-owners.

[36] Per una panoramica in merito, si veda ‘Blatantly cynical’: our readers across Europe react to Super League plans, in The Guardian, in https://www.theguardian.com/football/2021/apr/20/european-super-league-blatantly-cold-cynical-fans-europe.

[37] Si veda Commissione Europea, Sviluppare la dimensione europea dello sport, cit. s. 2, ma anche Commissione Europea, Libro Bianco sullo Sport, cit. s. 2.

[38] P. Brannagan et al., The 2021 European Super League attempt: motivation, outcome, and the future of football, in International Journal of Sport Policy and Politics, 2022, 14:1, pp. 169-176.

[39] Ecorys, Study on the European Sport Model, cit., p. 11.

[40] P. Ibáñez Colomo, Competition Law and Sports Governance: Disentangling a Complex Relationship, in World Competition, 45, 2022.

[41] Corte giust., 18 luglio 2006, causa C-519/04 P, David Meca-Medina e Igor Majcen contro Commissione delle Comunità europee, ECR I-6991, punti 28-30. Alternativamente, ex art. 101(3) TFUE, la Condotta restrittiva deve avere perseguire maggiore efficienza nel mercato.

[42] European Super League: ‘No action off the table’ over breakaway group – No 10, in https://
www.bbc.co.uk/news/uk-politics-56810962, 20 April 2021.

[43] Gov.UK, Statement by Oliver Dowden on the European Super League, accessibile al sito https://
www.gov.uk/government/speeches/statement-by-oliver-dowden-on-the-european-super-league
, traduzione dell’autore.

[44] European Super League: All six Premier League teams withdraw from competition, in https://www.bbc.co.uk/sport/football/56823501, 21 April 2021.

[45] Premier League and The FA joint statement, in https://www.premierleague.com/news/2167982, 9 June 2021.

[46] Ibidem.

[47] Greig v Insole; World Series Cricket Pty Ltd v Insole [1978] WLR 302.

[48] S. Gardiner et al., Sports Law, 2011, Abingdon, p. 216.

[49] Petrofina (Great Britain) Ltd v Martin [1966] Ch 146, punto 180.

[50] S. Marco Colino, Competition Law of the EU and UK, Oxford, 2019, p. 57.

[51] S. Gardiner et al., Sports Law, cit. p. 123.

[52] Greig v Insole; World Series Cricket Pty Ltd v Insole [1978] WLR 302, punti 364-365.

[53] M. James, Sports Law, London, 2017, p. 269.

[54] Per una discussione dei temi al centro della Review, si veda K. Maguire, Fan-Led Review of Football Governance: A Kick in the Right Direction or a Maoist Collective Power Grab?, in The Political Quarterly, 2022, Vol. 93, No. 1.

[55] A. Lewis, J. Taylor, Sport: Law and Practice, 2014, West Sussex, p. 95.

[56] In rispetto delle norme Federali e delle norme del Premier League Handbook, la Football Association è considerata Special Shareholder della Premier League. In tal senso, è necessario il consenso della FA per un vasto numero di decisioni che abbiano effetto su aspetti quali: il nome della lega, il numero di club partecipanti, le regole in materia di organizzazione delle competizioni; le regole in materia di proprietá dei club della Premier League, ed altre. Si veda Premier League Handbook (edizione 2022-2023), Memorandum & Articles of Association, punto 5, accessibile al sito: https://resources.premierleague.
com/premierleague/document/2022/07/19/40085fed-1e9e-4c33-9f14-0bcf57857da2/PL_Handbook_2022-23_DIGITAL_18.07.pdf.

[57] Si veda CAS 98/200 AEK Athens and SK Slavia Prague/UEFA, Lodo del 20 agosto 1999, punto 91.

[58] Si veda K. Maguire, Fan-Led Review, cit.

[59] Promised land of promotion comes at a steep price, in The Guardian, https://www.the
guardian.com/football/2008/may/28/premierleague.championship, 28 May 2008.

[60] La frase è citata in Football: A Game in Search of its Soul, in Independent, https://www.
independent.co.uk/sport/football-a-game-in-search-of-its-soul-1087368.html, 14 April 1999. Traduzione dell’autore.

[61] Per una ricostruzione giornalistica degli accadimenti che portarono alla creazione della Premier League, si consiglia D. Conn, The Beautiful Game? Searching for the Soul of Football, London, 2005.

[62] Nel triennio 2019-2022, un totale di 984 milioni di Sterline sono stati distribuiti dalla Premier League a favore dei 64 club professionisti inglesi, con percentuali diversi a seconda del campionato di appartenenza. Si veda Premier League, Premier League 2019-22 funding for EFL clubs, in https://www
.premierleague.com/news/2350343.

[63] Deloitte, Annual Review of Football Finance 2021, cit., p. 43.

[64] Ibidem, e si veda inoltre; Open University, Stefan Szymanski on the business of football, https://
www.open.edu/openlearn/money-management/management/business-studies/stefan-szymanski-on-the-business-football, 11 May 2021.

[65] Si veda The PFA, Football Wages: how much do footballers get paid, in https://thepfsa.co.uk/
football-wages-how-much-do-footballers-get-paid/#:~:text=The%20average%20wage%20of%20a,around
%20%C2%A3200%2C000%20a%20year.

[66] Department for Digital, Culture, Media & Sport, Fan-Led Review, cit.

[67] K. Foster, Can Sport Be Regulated by Europe? An analysis of Alternative Models, in Professional Sport in the EU: Regulation and Re-Regulation, The Hague, 2000, p. 267 et seq.

[68] A. Lewis, J. Taylor, Sport: Law, cit., p. 6.

[69] Per una discussione in merito, si veda M. James, Sports Law, cit., pp. 208-211.

[70] Per quanto concerne la Premier League, le disposizioni relative all’Owners and Directors Test sono inserite nel Premier League’s Handbook (edizione 2022-2023), Sezione F. Per una discussione in merito alle regole dell’Owners and Directors Test, si veda N. De Marco, Football and the Law, London, 2018, pp. 353-356.

[71] Letter from the FA to Secretary of State for DCMS, in https://assets.publishing.service.gov.uk/
government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1071008/010422FLR-_NDorries.pdf, 1 April 2022.

[72] EFL Letter to the Secretary of State for DCMS, in https://assets.publishing.service.gov.uk
/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1071037/Rt_Hon_Nadine_Dorries_MP_05.04.22.pdf, 5 April 2022.

[73] Premier League Letter to the Secretary of State for DCMS, in https://assets.publishing.service
.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1071084/Secretary_of_State_letter_080422_FINAL.pdf, 8 April 2022.

[74] Gov.UK, Government response to the Fan-Led Review of Football Governance, in https://www.
gov.uk/government/publications/government-response-to-the-fan-led-review-of-football-governance/gove
rnment-response-to-the-fan-led-review-of-football-governance, 25 April 2022.

[75] K. Maguire, Fan-Led Review, cit., 155.

[76] R. Wilson et al., Parachute payments in English football: softening the landing or distorting the balance?, in Journal of Global Sport Management, 2018, vol. 3, no. 4, pp. 351-368.

[77] Premier League Handbook, Constitution of The Professional Football Negotiating and Consultative Committee, Punti 3(a) (i) e 3(b).

[78] Si veda p. 5 del report prodotto da Philippou e Maguire per il Ministero dello Sport Britannico. C. Philippou, K. Maguire, Assessing the Financial Sustainability of Football, 2022, Department for Culture, Media and Sport. in https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/
attachment_data/file/1071503/Assessing_the_financial_sustainability_of_football__web_accessible_.pdf.

[79] In proposito, si veda N. De Marco, Football, cit., pp.145-163.

[80] EFL Letter to the Secretary of State for DCMS, cit.

[81] Premier League Letter to the Secretary of State for DCMS, cit.

[82] Letter from the FA to Secretary of State for DCMS, cit.

[83] German soccer rules: 50+1 explained, in https://www.bundesliga.com/en/news/Bundesliga/german-soccer-rules-50-1-fifty-plus-one-explained-466583.jsp.

[84] A tal proposito, nel maggio 2021 l’autorità per la concorrenza tedesca, Bundeskartellamt, è stata chiamata ad esprimersi sulla legalità di tale regola, ai fini del diritto della concorrenza. L’autorità ha ritenuto che la regola non costituisse una violazione della concorrenza: una joint venture, quale una lega, è necessariamente libera di dettare le condizioni alle quali i suoi membri devono aderire per partecipare alla competizione. Essendo, poi, tale regola volta alla protezione di alcune caratteristiche essenziali del sistema, essa esulerebbe dall’applicazione dell’articolo 101 TFEU. Si veda Bundeskartellamt, Bundeskartellamt provides preliminary assessment of DFL’s 50+1 ownership rule, in https://www.bundes
kartellamt.de/SharedDocs/Meldung/EN/Pressemitteilungen/2021/31_05_2021_50plus1.html#:~:text=The
%20Bundeskartellamt%20has%20today%20informed,sport%20policy%20objectives%20it%20pursues.

[85] Maggiori informazioni al sito della Football Suporters Association: https://thefsa.org.uk/.

[86]H. Gammaelsæter, G. Walters, in Routledge Handbook, cit. p.155.

[87] Si veda, Statuto FIFA, Article 15 (c). Tale possibilitá non è mera speculazione dell’autore. In proposito, si veda FA warns against government intervention in football, in The Guardian, https://
www.theguardian.com/football/2011/feb/03/fa-warns-against-government-intervention.

[88] Si ricordano, a titolo di esempio, la sospensione a seguito di interventi governativi, della Federazione Greca nel 2006, della Nigeria nel 2010 e del Camerun nel 2013.

[89] H.E. Meier, B. García, Protecting Private Transnational Authority against Public Intervention: FIFA’s power over national governments, in Public Administration, 2015, Vol. 93, I.4, p. 899.

[90] UK Prime Minister Boris Johnson resigns, in https://www.cnbc.com/2022/07/07/boris-johnson-resigns-as-uk-prime-minister.html.